Cecilia Sala: 'Non ho mai pensato che sarei stata liberata così presto'
Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta per 21 giorni nel carcere di massima sicurezza di Evin, non ha mai saputo di che cosa sia stata accusata dalle autorità dell’Iran e non avrebbe mai pensato di essere scarcerata “così presto”. Lo ha raccontato oggi, 9 gennaio, nel podcast che cura per Chora Media, “Stories”, intervistata da Mario Calabresi. Con la voce rotta dall’emozione, la reporter ha ripercorso le tappe della sua esperienza a partire dal giorno prima dell’arresto, quando ha intervistato la “stand-up comedian” più famosa d’Iran, Zeinab Musavi. “Avevamo parlato di come si sta in una cella d’isolamento”, ha raccontato Sala. “Pensare alla sua forza è stato di grande aiuto nei giorni successivi”.
La giornalista è stata arrestata mentre si trovava nella sua stanza d’albergo a Teheran. “Hanno bussato alla porta. Pensavo fossero addetti alle pulizie. Ho detto che non avevo bisogno di nulla e che stavo lavorando. Sono stati insistenti e ho aperto. Non erano addetti alle pulizie. In quel momento speravo che potesse essere una cosa rapida. Mi hanno portato in un altro posto prima del carcere di Evin, e ho capito dalle prime domande che non sarebbe stata una cosa breve”, ha ricordato. Sala aveva letto qualche giorno prima dell’arresto in Italia di Mohammad Abedini e ha collegato subito la sua vicenda a quella dell’ingegnere iraniano. “L’ho pensato dal principio. Pensavo che fosse uno scambio molto difficile. Immaginavo che sarei rimasta lì molto tempo”, ha raccontato.
Sala è stata portata in una cella d’isolamento. Ha capito di essere finita nel carcere di Evin. Ha riferito di essere stata interrogata quasi ogni giorno, tutti i giorni durante la sua prima settimana di prigionia. Ha detto di non essere mai stata minacciata fisicamente, ma di aver temuto per la propria incolumità. “Mi sono ritrovata a passare il tempo a contare i giorni, a contarmi le dita, a leggere gli ingredienti del pane, l’unica cosa in inglese. Ho fatto previsioni positive e anche molto negative su quale sarebbe potuto essere il mio destino. Non ho mai pensato che sarei stata liberata così presto”. Il problema non è stato mangiare ma dormire. “Lì dentro un’ora sembra una settimana, e se non dormi è più faticoso. La cosa che più volevo era un libro. Qualcosa che mi portasse fuori, una storia che non fosse la mia”. Tuttavia, ha proseguito, “non mi hanno mai dato gli occhiali fino agli ultimi giorni perché sono pericolosi, puoi usarli per tagliarti. Per lo stesso motivo non ho mai avuto una biro e non ho potuto scrivere. Non mi hanno neanche mai dato le lenti a contatto. Ho chiesto il Corano perché pensavo fosse l’unico libro in inglese che potessero avere in una prigione di massima sicurezza in Iran e non mi è stato dato per molti giorni. Avevo delle coperte, non cuscini o un materasso”.
Sala ha detto di aver riso due volte a Evin. “La prima volta che ho visto il cielo, poi quando c’era un uccellino che faceva un verso buffo. Il silenzio è un nemico in quel contesto”. Negli ultimi giorni di detenzione, il miglioramento delle condizioni: l’arrivo di una compagna di cella, un’iraniana accusata di essere “contro la Repubblica islamica”, e anche un libro dello scrittore giapponese Haruki Murakami, “Kafka sulla spiaggia”. “È un libro pieno di sesso, non mi sarei mai aspettata di riceverlo da una prigione della Repubblica islamica dell’Iran”, ha osservato. “La prima volta che mi hanno detto che sarei stata liberata – ha poi raccontato la giornalista riferendosi alla mattina di ieri, 8 gennaio – non ci ho creduto. Poi ho pensato alla scena in cui lo avrei detto a lei (alla compagna di cella), al momento in cui me ne sarei andata e lei sarebbe rimasta sola. Credo che ci sia un po’ di senso di colpa dei fortunati nella condizione in cui mi trovo adesso”.
“Dal carcere sono andata direttamente all’aeroporto. Il primo volto italiano l’ho visto lì. Il viaggio in auto è stato bellissimo. Ho anche pensato: guarda questo posto a cui tieni, che è pieno di persone a cui vuoi bene, perché forse è l’ultima volta che lo vedrai”. “Non è cambiata la mia idea del Paese. Continuo ad amare l’Iran. Amo le donne iraniane che indossano fieramente il loro velo, ma non per questo vogliono che esista qualcuno che punisce, intimidisce le ragazze che non lo vogliono fare. È aumentata la nostalgia per quelle persone ora che sono qui, che sono al sicuro”, ha detto ancora Sala. Ora, per la giornalista, è tempo di “rimettere insieme i pezzi”, prima di riprendere l’attività lavorativa: “Non c’è nient’altro che mi piaccia fare più di questo”.
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