Gaza, si corre per liberare gli ostaggi

Feb 28, 2024 - 07:55
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Gaza, si corre per liberare gli ostaggi

Al 145mo giorno di operazioni militari delle forze israeliane a Gaza, avviate il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro lo Stato ebraico, i rappresentanti di Israele, Stati Uniti, Qatar ed Egitto si sono riuniti a Doha per discutere lo scambio di ostaggi e una possibile tregua nella Striscia. I negoziati proseguono mentre in Cisgiordania il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mohammed Shtayyeh, si è dimesso e continua a svolgere le sue funzioni ad interim, in attesa della formazione di un nuovo governo palestinese. Tema, anche quest’ultimo, molto caldo all’interno delle discussioni tra i mediatori a Doha. Nel frattempo, sono anche aumentate le tensioni nel resto della regione, in particolare tra le forze israeliane e i miliziani del movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah al confine tra Israele e Libano, e in Siria, dove un ufficiale siriano è morto in un presunto attacco israeliano. Mentre proseguono le trattative di Israele con la mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per il rilascio dei 134 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, il presidente statunitense, Joe Biden, ha detto ai giornalisti: “Il mio staff mi dice che siamo vicini (a un accordo), anche se il lavoro non è finito: la mia speranza è di avere un cessate il fuoco entro lunedì”. Secondo quanto affermato da una fonte israeliana di alto livello, citata dall’emittente televisiva statunitense “Abc News”, il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è rimasto “sorpreso” dal fatto che Biden si sia detto “speranzoso” in merito alla possibilità che si possa raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza “entro lunedì prossimo”. Da parte sua, il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che lo Stato ebraico non permetterà ai cittadini palestinesi di tornare nelle loro abitazioni nel nord della Striscia di Gaza fino a quando tutti gli ostaggi di Hamas non saranno liberati. “Stiamo lavorando 24 ore su 24 per portare avanti un quadro che permetta il ritorno delle persone prese in ostaggio”, ha spiegato. Nell’ambito delle trattative con Qatar, Egitto e Usa, ha sottolineato che “si sta cercando di mantenere la pressione su Hamas”. Intanto, il ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che, sebbene Doha sia ottimista sui colloqui in corso per garantire un accordo, non c’è ancora alcuna svolta significativa da annunciare. Nell’attacco del 7 ottobre 2023 contro lo Stato ebraico, Hamas aveva sequestrato 253 persone di diverse età, per lo più civili, di cui oltre 100 poi liberate lo scorso novembre in cambio del rilascio da parte di Israele di circa 240 palestinesi detenuti e di una tregua temporanea dei combattimenti. La liberazione degli ostaggi è al centro delle trattative riprese il 23 febbraio a Parigi. Un funzionario egiziano citato dai media internazionali ha dichiarato recentemente che Hamas sarebbe pronto a rilasciare altri 40 ostaggi – principalmente donne e anziani – in cambio della liberazione di 300 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane – donne, bambini e anziani. Nei colloqui avvenuti a Parigi la scorsa settimana, secondo quanto riportato dai media israeliani, le parti avrebbero discusso anche di un cessate il fuoco di sei settimane per permettere l’invio di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Nella capitale francese, inoltre, secondo una fonte vicina ai colloqui, Hamas avrebbe ricevuto una bozza di proposta, che include una pausa di 40 giorni in tutte le operazioni militari e lo scambio di dieci prigionieri palestinesi per ogni ostaggio israeliano liberato. Nel resto della regione, intanto, si è verificata una nuova escalation delle tensioni. Nel sud del Libano, al confine con Israele, si è infatti innalzato il livello dello scontro tra le Forze di difesa di Israele (Idf) ed Hezbollah. Negli ultimi giorni, le Idf hanno sferrato degli attacchi in Libano in aree relativamente distanti dalla frontiera, a Baalbek e a Sidone, in risposta ai missili lanciati da Hezbollah nel nord dello Stato ebraico. La Forza di interposizione delle Nazioni Unite nel sud del Libano (Unifil) ha affermato che i recenti avvenimenti in Libano e Israele rischiano di compromettere il raggiungimento di una soluzione politica per il conflitto. Dall’inizio degli scontri tra Idf e Hezbollah, sono morte circa 280 persone in Libano, di cui almeno 217 membri del movimento. Inoltre, decine di migliaia di persone sono state costrette a sfollare da entrambi i lati del confine israelo-libanese. In Siria, nel frattempo, in un presunto attacco israeliano, è morto un colonnello dell’esercito siriano e membro di uno dei battaglioni della 112esima Brigata, accusata da Israele di lanciare missili sulle Alture del Golan, occupate dallo Stato ebraico nel 1967 e annessi de facto nel 1981.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv