Miami Herald: gli Usa preparano un attacco al Venezuela, Trump nega. Maduro chiede aiuto a Russia, Cina e Iran
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha smentito le indiscrezioni di stampa secondo cui la sua amministrazione starebbe pianificando attacchi contro obiettivi militari in Venezuela legati al narcotraffico. “No”, ha detto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, rispondendo a una domanda sulla presunta pianificazione di attacchi in Venezuela da parte della sua amministrazione. Fonti informate hanno riferito al quotidiano “Miami Herald” che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti potrebbe colpire una serie di obiettivi militari in Venezuela “nel giro di pochi giorni, o addirittura ore”, sottolineando che l’obiettivo è quello di decapitare la gerarchia del cartello venezuelano. I piani, ancora in fase di valutazione, riguardano strutture considerate punti di contatto tra i cartelli della droga e il governo di Maduro. Tra i potenziali obiettivi figurano porti e aeroporti controllati dalle forze armate venezuelane, utilizzati – secondo Washington – per il contrabbando di cocaina. Un attacco a obiettivi terrestri segnerebbe una escalation senza precedenti rispetto ai già controversi attacchi contro le presunte imbarcazioni di narcotrafficanti nei Caraibi. Gli Stati Uniti ritengono che “il cartello esporti circa 500 tonnellate di cocaina all’anno, suddivise tra Europa e Stati Uniti”, hanno spiegato le fonti. Con gli attacchi, il leader Venezuelano Nicolas Maduro “sta per ritrovarsi intrappolato e potrebbe presto scoprire di non poter fuggire dal Paese, anche se decidesse di farlo”, ha detto la fonte. “Quel che è peggio per lui è che ora c’è più di un generale disposto a catturarlo e consegnarlo, pienamente consapevole che una cosa è parlare di morte, un’altra è vederla arrivare”. La campagna rientra nella promessa di Trump di reprimere il traffico di narcotici provenienti dall’America Latina, che ogni anno causa decine di migliaia di morti negli Stati Uniti. Secondo i dati dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), soltanto lo scorso anno circa 80 mila cittadini Usa sono morti per overdose, di cui 48 mila per oppiacei sintetici e 22 mila per cocaina. “Il presidente Trump è stato chiaro: Maduro deve smettere di mandare droga e criminali nel nostro Paese”, ha dichiarato la vice portavoce della Casa Bianca Anna Kelly, aggiungendo che il presidente è pronto a usare “ogni strumento della potenza americana” per fermare il flusso di narcotici. La Casa Bianca ha avviato da mesi una campagna di comunicazione per presentare Maduro come capo di un’organizzazione di narcotrafficanti e di “attività terroristiche” nel continente. “Il Venezuela è un narcostato guidato da un cartello della droga”, ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio, definendo le operazioni militari contro le presunte barche della droga “una campagna contro i narcoterroristi, l’al Qaeda dell’emisfero occidentale”. Alcuni alleati di Trump, come il senatore Rick Scott, hanno apertamente sollecitato a Maduro di lasciare il Paese: “Se fossi in lui, mi rifugerei in Russia o in Cina”. Il Pentagono ha già dispiegato nel Mar dei Caraibi la sua più avanzata portaerei con navi di scorta dotate di missili da crociera Tomahawk, caccia F/A-18 e aerei per la guerra elettronica EA-18 Growler. Negli ultimi giorni, bombardieri B-52 e B-1 hanno effettuato missioni di ricognizione vicino alle coste venezuelane, in quella che appare come una prova generale di forza. Trump ha inoltre confermato di aver autorizzato la Cia a condurre “azioni sotto copertura” nel Paese, senza però specificarne la natura. Come sottolinea il “Wall Street Journal”, Caracas non sarebbe del tutto indifesa nell’eventualità di un attacco aereo statunitense: le forze armate venezuelane dispongono di sistemi di difesa aerea russi S-300 e di circa 5 mila missili portatili Igla-S, secondo quanto dichiarato dallo stesso Maduro, che ha promesso di difendere “la pace e la stabilità del popolo venezuelano”. Secondo il “Washington Post”, Maduro si sarebbe rivolto a Russia, Cina e Iran chiedendo assistenza militare. In base ad alcuni documenti interni del governo Usa ottenuti dal quotidiano, il presidente venezuelano avrebbe inviato questo mese una lettera al suo omologo russo, Vladimir Putin, chiedendo forniture di radar, componenti di ricambio per gli aerei militari e “potenzialmente anche missili”. Il governo di Caracas avrebbe anche contattato le autorità di Pechino e Teheran, chiedendo “attrezzature e assistenza militare per rafforzare le difese del Paese”. Maduro avrebbe scritto una lettera anche al suo omologo cinese, Xi Jinping, in cui auspica una “cooperazione militare rafforzata” tra i due Paesi per contrastare la “escalation con gli Stati Uniti”. Nel documento, il presidente venezuelano chiede al governo cinese di accelerare la produzione di sistemi radar per la localizzazione di obiettivi militari. Stando ai documenti ottenuti dal quotidiano, il ministro dei Trasporti venezuelano, Ramon Celestino Velasquez, avrebbe anche “recentemente coordinato” una fornitura di “droni e attrezzature militari” dall’Iran, e starebbe pianificando anche una visita nel Paese. Il ministro avrebbe detto a un funzionario di Teheran che il Venezuela ha bisogno di dispositivi elettronici per il jamming e “quasi sicuramente droni”.
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