Rwanda e Kenya vogliono aggiungersi alla lista di Paesi che hanno tolto le restrizioni di viaggio ai cittadini africani
Rwanda e Kenya, tra i paesi più economicamente avanzati dell’Africa, vogliono aggiungersi alla lista di Paesi che hanno tolto le restrizioni di viaggio ai cittadini africani, con l’obiettivo di dare impulso all’economia africana sul “modello Schengen”, l’area europea di libera circolazione di persone e merci. Nel corso della 23esima edizione del World Travel and Tourism Council, il presidente del Rwanda Paul Kagame ha annunciato l’abolizione dei visti d’ingresso per gli africani, in modo da trasformare il Paese in una “meta turistica di riferimento”.
Secondo stime delle nazioni Unite, il settore turistico poggia ancora per il 60% su visitatori che arrivano da paesi extra-africani.
Entro il 31 dicembre anche il Kenya vuole eliminare la pratica dei visti, eliminando così costi e lungaggini burocratiche: “Le restrizioni sui visti tra i nostri Paesi stanno lavorando contro di noi” ha detto il presidente William Ruto, nel corso di un meeting a Brazzaville, in repubblica del Congo, lo scorso 6 novembre. Ruto ha aggiunto: “Quando le persone non possono viaggiare, gli uomini d’affari non possono viaggiare, gli imprenditori non possono viaggiare, diventiamo tutti dei perdenti netti”.
Ad oggi in Africa solo Gambia, Benin e Seychelles hanno tolto l’obbligo di visto d’ingresso per i cittadini del continente.
L’Unione africana (Ua) nel 2016 ha lanciato il progetto del “passaporto africano”, ma non è decollato. Dal 2021 è invece partito il piano dell’Area di libero scambio africano, anche questo promosso dall’Ua per incoraggiare scambi e commerci, con un giro d’affari stimato di 3,4 trilioni di dollari in un’area in cui abitano 1,3 miliardi di persone.
Il tema della mobilità umana tocca l’Africa anche per quanto riguarda le migrazioni interne: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’Africa resta la meta per l’80% dei migranti africani che intendono trovare lavoro e migliori condizioni di vita. La mobilità intercontinentale ha riguardato 21 milioni di persone nel 202o, e i primi paesi di destinazione restano Sudafrica, Costa d’Avorio e Nigeria. L’Alto commissariato per i rifugiati ha stimato invece che il 26% dei profughi in fuga da guerre e insicurezza si trovano nella regione subsahariana, pari a 18 milioni di persone.
Ci sono poi Paesi che a causa di conflitti vedono crescere il fenomeno degli sfollamenti interni, come la Repubblica democratica del Congo: l’Onu a fine ottobre ha rilevato la cifra record di 6 milioni e novecentomila sfollati, di cui oltre 5 milioni a causa delle violenze dei gruppi armati presenti nelle regioni orientali di Kivu e Ituri.
Qual è la tua reazione a questa notizia?