Wang Yi: 'Pronti a cooperare con tutti, ogni tentativo di contenimento della Cina sarà contrastato'

Mar 8, 2025 - 07:24
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Wang Yi: 'Pronti a cooperare con tutti, ogni tentativo di contenimento della Cina sarà contrastato'

Il ministro degli Esteri Wang Yi ha presentato la Cina come “una forza stabilizzatrice in un mondo turbolento”, che continuerà a “difendere i suoi interessi” e a “rispondere con fermezza” ai tentativi di “contenimento” degli Stati Uniti. In una conferenza stampa di novanta minuti convocata oggi a margine delle Due sessioni (le annuali riunioni dell’Assemblea nazionale del popolo e della Conferenza consultiva politica), il ministro degli Esteri ha affrontato tutti i principali dossier di politica internazionale, dalle controversie con l’amministrazione di Donald Trump alle dispute nel Mar Cinese Meridionale, passando per Taiwan, il Medio Oriente, l’Ucraina, i rapporti con la Russia e l’Unione europea. Prima di rispondere alle 23 domande (due in più dello scorso anno) della stampa internazionale riunita a Pechino, Wang ha affermato che la diplomazia cinese nel 2025 continuerà a “difendere l’equità e la giustizia internazionali”, in “un mondo ancora pieno di problemi”.

Una delle prime questioni affrontate è stato il rapporto con la Russia, che è “una costante in un mondo disordinato” e “non una variabile geopolitica”. Alla domanda se gli ultimi colloqui tra Trump e Vladimir Putin possano intaccare “la profonda amicizia” tra Mosca e Pechino, Wang ha risposto che la relazione “tenace, matura e stabile tra le parti non cambierà a causa di un singolo evento, né sarà intralciata da terze parti”. A una specifica domanda sull’Ucraina, Wang ha invece ribadito che la Cina “sostiene tutti gli sforzi utili alla pace” e che gli appelli al dialogo e alla negoziazione sono pervenuti da Pechino “sin dal primo giorno della crisi”. “Non ci sono vincitori in una guerra e non esistono perdenti nella pace”, ha detto il ministro cinese, non arrivando tuttavia al punto di invocare esplicitamente la partecipazione di Kiev e dei Paesi europei ai negoziati per il cessate il fuoco.

Relativamente ai rapporti con gli Stati Uniti, Wang ha denunciato in diverse occasioni i tentativi di “contenimento dello sviluppo cinese”, che Pechino “contrasterà con fermezza”. “Nessun Paese può pensare di contenere la Cina e mantenervi allo stesso tempo buoni rapporti. Questo approccio bifronte non solo non favorisce la stabilità delle relazioni bilaterali, ma non è nemmeno in grado di stabilire una fiducia reciproca”. In merito alla scarsa collaborazione di Pechino sulla lotta al traffico di fentanyl (con cui la Casa Bianca ha motivato l’imposizione di dazi del 20 per cento sulle merci cinesi), Wang ha affermato che “la Cina è il Paese con la politica di controllo del narcotraffico più severa” al mondo. “Se fallisci nelle tue azioni, cerca le ragioni in te stesso”, ha detto il ministro, invitando Washington a trarre un bilancio dei risultati ottenuti dalle guerre commerciali intraprese nel corso degli anni.

“Il deficit commerciale è aumentato o diminuito? La competitività dell’industria manifatturiera è aumentata o diminuita? L’inflazione è migliorata o peggiorata?”, ha chiesto ironicamente Wang, sottolineando che la Cina non tollererà una “cieca pressione esterna”. Le controversie con gli Stati Uniti rimangono forti pure nell’Indo-Pacifico, dove la strategia di Washington “ha fatto più male che bene”. “L’Asia non è un campo di battaglia per la competizione tra grandi potenze, ma un’area in cui si può dimostrare cooperazione internazionale”. A tal proposito, la Cina non esclude una rinnovata cooperazione con l’India, con cui si ha la responsabilità comune di “opporsi all’egemonia e alla politica di potenza”. Nonostante le annose tensioni tra i due Paesi, precipitate nel 2020 in seguito ad uno scontro mortale tra le truppe schierate lungo la frontiera, Pechino e Nuova Delhi hanno infatti “rafforzato scambi e cooperazione (…), ottenendo una serie di risultati positivi” negli ultimi anni. Allo stato attuale, “essere partner per il successo reciproco” è “l’unica scelta corretta per entrambi”, secondo il ministro.

Facendo riferimento ad altre dispute in corso con altri Paesi della regione, Filippine in testa, Wang Yi ha anche espresso “piena fiducia” nella rapida stesura di un Codice di condotta nel Mar Cinese Meridionale, dove Pechino continuerà comunque a “salvaguardare fermamente i suoi interessi”. “Violazioni e provocazioni saranno controproducenti e coloro che agiscono come pezzi degli scacchi in mano altrui saranno destinati ad essere scartati”, ha detto alludendo agli Stati Uniti e al sistema d’alleanze costruito nella regione. Come sempre, spazio è stato dedicato anche a Taiwan, che per la Cina “non è mai stata un Paese”. “Non lo è stato in passato, né lo sarà in futuro” e la tendenza alla “riunificazione” tra le due sponde dello Stretto “è inarrestabile”. Il sostegno a quelle che Pechino considera “forze separatiste” rischia di compromettere i rapporti della Cina soprattutto con il Giappone, dove “ci sono ancora persone che non riflettono sulle loro azioni e sono segretamente in combutta con le forze per l’indipendenza” di Taiwan.

In alcuni passaggi della conferenza stampa, il ministro degli Esteri cinese ha tuttavia assunto un tono conciliante circa i rapporti con gli Stati Uniti, evidenziando i “benefici reciproci” e la “piena possibilità” per le due economie rivali di diventare partner che contribuiscono al successo reciproco. La necessità di collaborare è stata evidenziata soprattutto in relazione alla tecnologia, specie dopo l’accresciuta competizione nel campo dell’intelligenza artificiale (Ia) innescata dalla startup cinese DeepSeek. “Scienza e tecnologia non dovrebbero essere uno strumento per innalzare una cortina di ferro, ma ricchezze condivise da tutti”, anche dai Paesi del Sud globale, che sono “una forza chiave per il mantenimento della pace nel mondo, la promozione dello sviluppo e il miglioramento della governance globale”. Questi Paesi rappresentano quasi il 40 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) globale e la Cina continuerà ad essere sempre al loro fianco “a dispetto dei cambiamenti nel panorama internazionale”.

Wang si è soffermato soprattutto sui rapporti della Cina con l’America Latina e i Caraibi, specie dopo che Trump ha denunciato l’ingerenza di Pechino negli affari relativi al Canale di Panama. “Si tratta di una cooperazione Sud-Sud, basata solo sul sostegno reciproco e senza calcoli geopolitici. I popoli latinoamericani vogliono costruire la propria patria, non essere il cortile di qualcun altro. I relativi Paesi si aspettano l’indipendenza, non la dottrina Monroe”, ha detto Wang, citando i principi di politica estera con cui l’allora presidente James Monroe ribadì nel 1823 la supremazia degli Stati Uniti nel continente americano. Riguardo ai rapporti della Cina con il Medio Oriente, è stata respinta con forza la proposta di Trump di assumere il controllo della Striscia di Gaza, che “appartiene ai palestinesi”: “Qualsiasi modifica forzata del suo status non porterà alla pace, ma solo a nuovi disordini. (…) Se le grandi potenze hanno davvero a cuore la popolazione di Gaza, dovrebbero promuovere un cessate il fuoco completo e duraturo, incrementare l’assistenza umanitaria, aderire al principio dei ‘Palestinesi che governano la Palestina’ e contribuire alla ricostruzione”.

In una situazione internazionale in cui “l’unilateralismo è in aumento e la politica di potenza è dilagante”, un interlocutore privilegiato è l’Unione europea (cui pure gli Usa minacciano d’imporre dazi), e con cui la Cina ha relazioni economiche tese soprattutto nel segmento dei veicoli elettrici. “Negli ultimi 50 anni, la cooperazione tra Pechino e Bruxelles ha registrato un rapido sviluppo, con un volume di scambi commerciali passato da 2,4 miliardi a 780 miliardi di dollari, con un aumento degli investimenti pressoché nullo a quasi 260 miliardi di dollari. (…) La Cina ha ancora fiducia nell’Europa e ritiene che Bruxelles possa diventare un partner fidato”, ha detto Wang. Per Pechino, le parti hanno infatti “la capacità e la saggezza per risolvere adeguatamente i problemi esistenti attraverso consultazioni amichevoli”.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv