Il Nord Africa in declino democratico
Il Democracy Report 2025 del V-Dem Institute conferma il Nord Africa come parte integrante della regione più autocratica del pianeta: il 98% della popolazione vive sotto regimi non democratici. Paesi come Egitto, Libia e Tunisia mostrano traiettorie diverse ma accomunate dal declino delle libertà politiche. La regione Medio Oriente – Nord Africa si conferma come l’area più autocratica a livello globale, una posizione che detiene ormai da oltre quindici anni. Lo affermano i ricercatori del V-Dem Institute nel Democracy report 2025, al quale si vuole dare eco in questo mese di dicembre, caratterizzato dalla Giornata mondiale dei diritti umani. Attualmente, una percentuale schiacciante della popolazione regionale, pari al 98%, vive sotto regimi autocratici, secondo questo rapporto. I dati indicano che il livello di democrazia, calcolato come media per Paese, è regredito fino a toccare i valori registrati nel 1993. Se si pondera il dato in base alla popolazione, la situazione appare ancora più statica, con livelli fermi a quelli dei primi anni Ottanta. Questa massa critica si divide principalmente tra autocrazie elettorali, che ospitano il 67% degli abitanti e includono nazioni popolose come Egitto e Turchia, e autocrazie chiuse, dove risiede il 31% della popolazione, comprendendo Stati come Arabia Saudita, Oman e Qatar. Soltanto il 2% della popolazione della regione risiede in una democrazia, rappresentata da Israele. Tuttavia, anche questo dato nasconde una tendenza negativa, poiché Israele ha perso il suo storico status di democrazia liberale nel 2023, venendo riclassificato come democrazia elettorale. Questo declassamento è sintomatico di un trend di declino che ha interessato anche le democrazie più consolidate della regione. Analizzando le traiettorie di trasformazione dei regimi, il rapporto evidenzia come l’autocratizzazione sia un fenomeno attivo e preoccupante. Paesi come il Libano e la Libia sono attualmente in una fase di autocratizzazione manifesta. In particolare, la Libia, dopo la rivoluzione del 2011 e le elezioni del 2012 che l’avevano brevemente portata allo status di democrazia elettorale nel 2013, è sprofondata in una guerra civile dal 2014, con elezioni ripetutamente rinviate e nessuna prospettiva immediata di svolgimento. Il declino democratico nella regione è stato trainato negli ultimi anni anche dal peggioramento delle condizioni in Tunisia, Turchia e nello Yemen, quest’ultimo devastato dalla guerra. Un caso emblematico e complesso è quello della Tunisia, l’unica nazione della regione attualmente classificata in fase di democratizzazione, seppur con molte riserve. Il Paese era stato la promessa della Primavera Araba, mantenendo lo status di democrazia elettorale per gran parte degli anni 2010. Tuttavia, nel 2021, il presidente Kais Saied ha innescato un processo di autocratizzazione rapida, sciogliendo il parlamento, governando per decreto e arrestando oppositori politici e giornalisti. Nonostante si registrino lievi miglioramenti statistici recenti che la qualificano tecnicamente come un paese in democratizzazione nel 2024, la Tunisia rimane un’autocrazia elettorale, con livelli di democrazia sostanzialmente inferiori rispetto al periodo pre-2021 e con elezioni recenti boicottate dalla maggior parte dei partiti. Per quanto riguarda altri sviluppi significativi emersi nel 2024, l’Iran ha mostrato un calo sostanziale nella mobilitazione pro-democrazia, segnale di un consolidamento del controllo repressivo del regime. Anche la Striscia di Gaza viene classificata specificamente come autocrazia chiusa, mentre la Cisgiordania rientra nella categoria delle autocrazie elettorali, confermando la frammentazione e la complessità del quadro politico anche all’interno dei territori palestinesi. Al contrario, il Kuwait ha offerto un raro segnale positivo, venendo classificato come un caso di “mancata democratizzazione per un soffio” in seguito alle elezioni del 2024, il cui esito è stato valutato positivamente rispetto alle tendenze autocratiche precedenti. L’istituto V-Dem è un istituto di ricerca indipendente con sede presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Göteborg, in Svezia. I suoi report sono noti per l’analisi del fenomeno dell’autocratizzazione ovvero il processo graduale attraverso il quale un regime democratico perde le sue caratteristiche, spesso iniziando con l’attacco ai media e alla libertà di espressione, prima ancora di toccare le elezioni.
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