In Mali cresce la fiducia nel Paese, ma l’instabilità non scompare

Secondo il 16° rapporto Mali-Meter, pubblicato pochi giorni fa dalla Friedrich-Ebert-Stiftung (Fes, fondazione del Partito socialdemocratico tedesco per promuovere la democrazia e l’educazione politica), il 68,7% dei cittadini maliani ritiene che la situazione generale del Paese stia migliorando, nonostante marcate disparità regionali. Oltre due terzi dei cittadini maliani (68,7%) ritengono che la situazione generale nel loro Paese sia migliorata negli ultimi dodici mesi. Condotta su un campione rappresentativo di 2.220 persone distribuite nel distretto di Bamako e in dieci capoluoghi regionali, questa indagine offre una radiografia “fattuale, quantificata e aggiornata” — si legge nell’abstract del report — delle percezioni sociali, politiche ed economiche dei maliani. Le principali motivazioni indicate dagli intervistati per spiegare questo miglioramento sono la sicurezza (48,5%), il rafforzamento delle forze di sicurezza (12,6%) e la governance (15,2%). In alcune regioni, in particolare Kidal, Timbuktu e Kayes, il miglioramento della governance ha la priorità (fino al 42,9% a Timbuktu). A Kidal, il ritorno dell’amministrazione (20,4%) e dell’esercito (32,7%) simboleggia questa dinamica. Tuttavia, le disparità regionali sono marcate: mentre l’88,5% degli intervistati a Timbuktu ritiene che la situazione sia migliorata rispetto all’anno precedente, questa percentuale scende al 44% a Gao, dove il 27% delle persone ritiene che la situazione sia peggiorata. A Bamako il tasso di soddisfazione è relativamente basso (53,8%) e le preoccupazioni principali riguardano l’elevato costo della vita (34,8%) e le interruzioni di corrente (26,1%). Il 12,6% dei cittadini maliani intervistati ritiene che la situazione sia peggiorata: le cause più citate sono l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari (21,9%), il caro vita (19,7%) e l’aumento dell’insicurezza (15,7%). A Mopti, il 46,2% degli intervistati ha menzionato come primo fattore l’insicurezza, mentre a Kidal questa percentuale ha raggiunto il 70,4%. Il sostegno alla transizione è schiacciante: il 90,7% degli intervistati si dichiara soddisfatto dell’attuale gestione e l’82,2% approva la composizione del nuovo governo che sarà insediato nel novembre 2024. Il solo presidente della transizione Assimi Goïta ha il 72,1% di fiducia, ma la consapevolezza delle principali riforme resta bassa (73,6% di non consapevolezza) e i partiti politici faticano a convincere: il 75,2% dei maliani si dichiara insoddisfatto della politica nel Paese. Le priorità espresse dai cittadini sono chiare: lotta all’insicurezza alimentare (56,3%), alla disoccupazione giovanile (47,6%), all’insicurezza generale (38,4%) e ai blackout (34%). Le azioni più attese dello Stato sono la creazione di posti di lavoro (44,1%), il sostegno all’agricoltura (43,7%) e la lotta al terrorismo (25,7%). La cooperazione russo-maliana è molto popolare, con il 78,8% degli intervistati che confida che la Russia aiuterà il Mali a riconquistare la sua integrità territoriale. Per quanto riguarda l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), il 92% dei maliani si dichiara soddisfatto della sua creazione e il 38,1% ritiene anche che il Mali non dovrebbe più intrattenere relazioni con la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). Mentre l’87,5% dei cittadini ritiene che la situazione nazionale migliorerà nei prossimi sei mesi, il 60% considera improbabile che si terranno le elezioni previste quest’anno. L’83,6% dice di avere intenzione di votare e il 72,9% afferma di possedere già una carta biometrica, necessaria per il voto in Mali. La fiducia nel sistema giudiziario maliano ha raggiunto il 75,1%, in aumento di 27 punti rispetto al 2021. Tuttavia, quasi il 73% degli intervistati ritiene che il sistema giudiziario sia corrotto o costoso, e l’89,7% considera le sue procedure ancora inaccessibili.
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