L’Africa paga il prezzo della crisi climatica

Mag 17, 2025 - 04:46
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L’Africa paga il prezzo della crisi climatica

Inondazioni letali, siccità che distruggono raccolti, ondate di calore che chiudono le scuole e spingono alla fame milioni di persone. L’Africa, pur contribuendo in minima parte alle emissioni globali di gas serra — meno del 4% del totale — è tra le regioni più colpite dai mutamenti climatici. Lo conferma il recente rapporto 2024 sullo Stato del Clima in Africa (State of the Climate in Africa) dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), che descrive un continente dove le temperature raggiungono livelli record e gli eventi estremi diventano sempre più devastanti. Il 2024 è stato uno degli anni più caldi mai registrati nel continente, con una temperatura media di +0,86 °C rispetto alla norma climatica 1991–2020, e picchi oltre +2 °C nel Nord Africa. Il riscaldamento diffuso ha intensificato la frequenza e la violenza degli eventi estremi: piogge torrenziali hanno causato inondazioni in Nigeria, Niger, Ciad, Camerun e Somalia, colpendo milioni di persone, mentre siccità prolungate hanno devastato l’Africa australe e il Corno d’Africa, riducendo drammaticamente l’accesso all’acqua potabile e alla sicurezza alimentare. Le conseguenze più gravi si riflettono sulle fasce più vulnerabili della popolazione. Nel Sahel e in Africa orientale, milioni di bambini sono rimasti senza istruzione a causa della chiusura delle scuole provocata da eventi meteorologici estremi. In Sud Sudan, le autorità hanno sospeso le lezioni a marzo per proteggere gli studenti da un’ondata di calore che ha portato le temperature a 45 °C. In Etiopia, una frana ha provocato oltre 230 vittime, mentre in Kenya le alluvioni hanno distrutto 170.000 ettari di coltivazioni e ucciso oltre 30.000 capi di bestiame. La pressione sociale e umanitaria è crescente. Secondo il rapporto, nel 2024 oltre 21 milioni di persone in Sudan vivevano in condizioni di insicurezza alimentare acuta, aggravate da una combinazione di instabilità politica e degrado ambientale. A peggiorare la situazione, in Malawi e in Zambia, il drastico abbassamento dei livelli d’acqua del lago Kariba ha ridotto drasticamente la produzione idroelettrica, provocando interruzioni di corrente diffuse e minando il funzionamento di scuole, ospedali e infrastrutture pubbliche. Il rapporto evidenzia come gli impatti sociali siano spesso amplificati da dinamiche economiche e ambientali interconnesse: secondo le stime della Wmo, i costi legati al cambiamento climatico possono arrivare fino al 5% del PIL nei Paesi africani più colpiti. In Zambia e Zimbabwe, i raccolti di mais hanno registrato un calo superiore al 40%, mentre in Marocco la produzione cerealicola è diminuita di oltre il 60% rispetto alla media quinquennale. La povertà rurale si sta aggravando in vaste aree del continente. Il cambiamento climatico è anche un potente moltiplicatore di sfollamenti: nel 2023, più di 7 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa di disastri naturali — un numero destinato ad aumentare nel 2024, in assenza di politiche di adattamento efficaci. L’Africa orientale e il Sahel figurano tra le regioni più esposte al rischio di migrazione climatica, secondo gli osservatori internazionali. Il rapporto Wmo sottolinea inoltre la cronica insufficienza dei finanziamenti per l’adattamento: a fronte di un fabbisogno annuo stimato tra 187 e 359 miliardi di dollari, i fondi effettivamente ricevuti nel 2022 ammontavano a soli 28,7 miliardi, la maggior parte dei quali concessi sotto forma di prestiti e non di sovvenzioni. Questa situazione espone i Paesi più fragili a nuovi rischi di indebitamento e limita la loro capacità di risposta. Eppure, esistono margini di intervento. Il rafforzamento dei sistemi di allerta precoce, la diffusione di servizi meteorologici digitali, l’integrazione regionale delle reti climatiche e idrologiche e l’investimento in infrastrutture resilienti sono indicate dalla Wmo come priorità strategiche. Alcuni Paesi, come Ruanda, Kenya e Nigeria, hanno già avviato programmi pilota per fornire previsioni meteo via SMS alle popolazioni rurali o strumenti digitali di pianificazione agricola. Ma la verità è che la sfida climatica africana non può essere lasciata sulle spalle del solo continente. “Il cambiamento climatico è una questione di giustizia”, ricorda il Segretario generale dell’Organizzazione metereologica, Petteri Taalas, nel documento. “L’Africa è tra le regioni meno responsabili del riscaldamento globale, ma è tra le più colpite. È essenziale che la comunità internazionale aumenti la cooperazione e i finanziamenti per l’adattamento”.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv