La famiglia della giovane curda-iraniana Mahsa Amini non potrà lasciare l'Iran
Le autorità iraniane hanno ritirato i passaporti e impedito di uscire dal Paese alla famiglia della giovane curda-iraniana Mahsa Amini, morta l'anno scorso mentre era in custodia della polizia morale per avere indossato il velo non correttamente. Come riferiscono Radio Farda e l'attivista iraniana in esilio Masih Alinejad, il padre, la madre e il fratello di Amini sono stati fermati all'aeroporto di Teheran: dovevano recarsi in Francia a Strasburgo, per ritirare il Premio Sakharov, conferito dal Parlamento europeo quest'anno alla memoria di Mahsa Amini e al movimento “Donna, vita, libertà”. "Ai familiari è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia nonostante avessero il visto", ha detto Chirinne Ardakani, legale della famiglia. "I loro passaporti sono stati confiscati", ha aggiunto. Mahsa Amini è divenuta il simbolo di una rivolta senza precedenti nel paese islamico. La sua morte ha scatenato massicce proteste guidate dalle donne iraniane che poi hanno coinvolto diversi strati della popolazione, soprattutto giovani e giovanisssimi, ma anche uomini, anziani che chiedono riforme strutturali: sociali, ambientali e politiche. Lo slogan di matrice curda "Donna, Vita, Libertà" ha accompagnato per oltre un anno le rivolte in strada e nelle piazze di tutto il Paese minacciando la tenuta stessa dello Stato islamico guidato dagli ayatollah sin dalla Rivoluzione khomeinista del 1979.
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