Lady Diana: i segreti del suo abito da sposa

Lug 30, 2024 - 03:55
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Lady Diana: i segreti del suo abito da sposa

Canale RMC>News>I RealiLady Diana: i segreti del suo abito da sposa29 luglio 1981: le nozze del secolo. Diecimila paillettes, quasi otto metri di strascico e scarpe senza tacco per non far sfigurare il Principe Carlo: tutti i dettagli nascosti dell'abito che fece sognare il mondo 29 LUGLIO 2024Lady Diana: i segreti del suo abito da sposa Il 29 luglio del 1981 Lady Diana Spencer sposava il Principe Carlo nella Cattedrale di Saint Paul. Quella grandiosa cerimonia è passata alla storia perché sembrava l’inizio di una favola, anche se purtroppo ha avuto un triste epilogo. Quel giorno la Principessa era più bella che mai anche grazie al meraviglioso e prezioso abito che indossava, un vestito con il quale nessun abito sfoggiato in seguito nelle cerimonie reali è riuscito a reggere il confronto. Fino al giorno della cerimonia nessuno sapeva come sarebbe stato l’abito da sposa di Lady D perché non si potevano svelare particolari in anteprima. In seguito, però, sono stati resi noti diversi dettagli sulla storia e sulla fattura del vestito. Fu disegnato e realizzato da due stilisti che allora erano agli inizi della carriera: si tratta di David ed Elizabeth Emanuel, una coppia sia nella vita che nel lavoro. Avevano il loro atelier in Brooks Street e avevano già lavorato per celebrità e nobildonne, come la Duchessa di Kent e la Principessa Anna. Diana li contattò la prima volta l’8 gennaio del 1981 per commissionare loro un abito da indossare alla festa di compleanno di un amico. In seguitò acquistò da loro anche altri capi sfoggiati in occasioni ufficiali, come quello nero elegantissimo che la futura sposa del Principe Carlo indossò il 9 marzo di quello stesso anno a un evento di beneficenza alla Goldsmiths Hall di Londra. Il giorno successivo fu annunciato che l’atelier degli Emanuel era stato scelto per confezionare l’abito per le nozze di Lady D. David ed Elizabeth volevano creare un abito che facesse sembrare la sposa una principessa delle fiabe. Quella che fu affidata loro era davvero una grande responsabilità, dato che il matrimonio sarebbe stato seguito in mondovisione da 750 milioni di persone in tutto il mondo. Ai due stilisti fu lasciata la massima libertà e loro cercarono ispirazione nei ritratti del pittore inglese Thomas Gainsborough e nelle immagini di repertorio dei royal weddings del passato, oltre che in alcuni film come “Il Gattopardo”, “Via col vento” e “Barry Lyndon”. Dopo varie giornate di lavoro, i due stilisti invitarono Lady D e sua madre Frances Shand Kydd all’atelier per visionare tutti i bozzetti che avevano realizzato. Per l’abito fu scelto un taffetà di seta color avorio per conferirgli un tocco vintage, ma anche perché avrebbe esaltato la “pallida e naturale bellezza di Diana”, come spiegarono David ed Elizabeth. I numeri che riguardano la realizzazione di questo abito sono sorprendenti: per arrivare al risultato finale, furono necessarie oltre 15 prove; il sottogonna fu realizzato con 90 metri di tulle, mentre per il velo ne servirono 140; in totale, le perle e le paillettes applicate furono 10mila, molte delle quali utilizzate per decorare un ombrello in coordinato che poi per fortuna non servì, nonostante il meteo avesse preannunciato pioggia. Lo strascico, invece, era lungo 25 piedi, ossia circa 7,62 metri e diventò il più lungo nella storia dei royal wedding, un record tutt’oggi imbattuto. I corpetti realizzati dagli stilisti furono invece cinque: tra la prima e l’ultima prova dell’abito, Lady D aveva perso 15 centimetri di girovita, così il corpetto definitivo le fu praticamente cucito addosso. La perdita di peso fu attribuita allo stress di quel periodo, ma in realtà quello fu l’inizio dei disturbi alimentari dei quali ha poi sofferto la Principessa. Per quanto riguarda le scarpe, la sposa chiese all'artigiano Clive Shilton di realizzarle con un tacco basso per non far sfigurare lo sposo, dato che la differenza di altezza tra lei e Carlo era di pochissimi centimetri. L’artigiano creò delle slipper di raso e pizzo, decorate con 132 perline e 542 paillettes, con tanto di cuoricino e iniziali degli sposi scolpite nella suola. Fu realizzata anche una copia di riserva delle scarpe, nel caso in cui quelle originali si fossero danneggiate durante la cerimonia o il banchetto. In seguito, la copia fu messa all’asta nel 2011 e fu venduta per 30mila sterline. Come vuole la tradizione, anche l’abito di Diana avrebbe dovuto contenere qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio: il taffetà fu prodotto dalla più antica azienda britannica di tessitura della seta, quella di Stephen Walters; questo fu l’elemento nuovo, mentre quello vecchio fu rappresentato dall’antico pizzo di Carrickmacross, la cui provenienza resta incerta. Ciò che è sicuro è che lo scampolo era appartenuto alla Regina Mary, moglie di Giorgio V, ma non si sa se l’origine fosse una borsa di scarti acquistati all’asta oppure un regalo della Royal School of Needlework. Il dettaglio storico fu poi utilizzato anche per l’abito nuziale di Kate nel 2011. Per completare l’outfit nuziale di Lady Diana mancava ancora qualcosa di prestato: la Regina Elisabetta aveva messo a disposizione della Principessa la Cambridge Lover’s Knot Tiara, ma Diana preferì usare la Spencer Tiara, un diadema di famiglia risalente al secolo XVIII che era perfetto per il suo abito. Per gli orecchini, invece Lady D scelse dei diamanti a forma di pera ricoperti da circa cinquanta diamanti più piccoli che appartenevano alla madre Frances, gli stessi che aveva indossato anche al suo primo impegno ufficiale come fidanzata di Carlo. Infine, sul meraviglioso abito c’era anche qualcosa di blu, simbolo di lealtà, pace e fedeltà: sulla cintura fu appuntato un piccolo fiocco blu, mentre un altro fu inserito sulla giarrettiera. I due stilisti, inoltre, per ringraziare Diana di averli scelti, cucirono nella loro etichetta un piccolo ferro di cavallo in oro gallese 18 carati ricoperto di diamanti bianchi, creato dal gioielliere Douglas Buchanan. David ed Elizabeth fecero di tutto per rendere l’abito di Diana perfetto e ci riuscirono, anche se dimenticarono una spilla da balia su una sottoveste e non allacciarono bene un gancio durante la vestizione. Prima della cerimonia, David fece un controllo infilandosi sotto la gonna della sposa per essere certo che nulla si sarebbe staccato durante le nozze trasmesse in mondovisione: proprio in quel momento entrò la Regina Madre che era andata a salutare la sposa, ma non si sa quale fu la sua reazione di fronte alla divertente scena. In realtà, qualcosa andò storto, ma nessuno se ne accorse: Diana aveva macchiato il vestito con il profumo, ma fortunatamente il caldo asciugò ben presto l’alone; la sposa sfogò l'ansia torcendo il tessuto dell’abito in alcuni punti; infine, l’abito si spiegazzò un po’ durante il tragitto in carrozza tra Clarence House e la Cattedrale di Saint Paul, ma nessuno sembrò farci caso. Oggi l’iconico abito da sposa si trova in Gran Bretagna, dove è tornato nel 2014 dopo essere stato portato in giro per il mondo ed esposto in varie mostre, sotto la gestione del fratello della Principessa, Charles Spencer: nel suo testamento, Lady Diana lo ha lasciato ai figli, i quali ne hanno potuto disporre a partire dal trentesimo compleanno di Harry. Oggi è custodito al sicuro in un luogo non aperto al pubblico, anche se pare che Lady Diana avesse espresso il desiderio che fosse conservato ed esposto al Victoria and Albert Museum, almeno secondo il racconto del suo ex maggiordomo Paul Burrell. L’anno prossimo cadrà il quarantesimo anniversario di quelle nozze da fiaba: chissà che per l’occasione William e Harry non decidano di mostrare il bellissimo abito di nuovo agli ammiratori di Lady D, per ricordare quel grande giorno che segnò l’inizio di una fiaba che purtroppo ebbe un finale tragico.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv