L’attuazione del piano di pace di Trump per l’Ucraina avrebbe grandi conseguenze geopolitiche: ecco quali

Nov 25, 2025 - 00:49
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L’attuazione del piano di pace di Trump per l’Ucraina avrebbe grandi conseguenze geopolitiche: ecco quali

Il piano di pace presentato da Donald Trump sarà approvato. Magari con diverse modifiche, ma l’impianto del documento resterà il medesimo. Zelensky ha capito di non avere scelta: piegarsi o dimettersi, sprofondando l’Ucraina in una crisi ancor più profonda. Il piano, peraltro, prevede la fine della sua presidenza, perché obbliga l’Ucraina a tenere elezioni politiche entro 100 giorni dalla firma del documento, e Zelensky è travolto da un brutto scandalo corruttivo, è quanto meno improbabile che possa vincerle. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ed il premier britannico Keir Starmer puntano i piedi, ma sono entrambi debolissimi in patria, e comunque Friedrich Merz e Giorgia Meloni sono determinati a sostenere Trump, perché non si perda la possibilità di por fine alla guerra.

Le condizioni per Kiev sono durissime, ma in futuro potrebbero essere assai peggiori. Le truppe di Kiev stanno cedendo una serie di cittadine fortificate lungo tutta la linea del fronte: Kupiansk, Siversk, Pokrovsk, Myrnohrad, Huliaipole. Per i russi si tratta di avanzamenti chilometrici ma questa è una guerra di posizione e di logoramento, come fu la Prima guerra mondiale.

I punti del piano Trump sono noti: Mosca conserverà i territori finora occupati, tranne piccole porzioni, e otterrà anche il 14 per cento della regione di Donetsk che ancora non ha conquistato. L’Ucraina non potrà entrare nella Nato, dovrà ridurre a 600 mila uomini le proprie Forze armate (esclusi i carabinieri dislocati sul territorio nazionale, l’Italia ha circa 170 mila uomini in armi), e dovrà infine accettare il russo come seconda lingua ufficiale e garantire libertà di culto alla Chiesa russa ortodossa.

Mosca, tuttavia, non potrà dispiegare truppe nelle regioni di Donetsk e Luhansk (Donbass), dovrà pagare 100 miliardi di riparazioni di guerra all’Ucraina e condividere con Kiev l’energia della centrale atomica di Zaporizhzhia.

Importanti, e assai seri, sono anche gli impegni che Usa ed europei dovrebbero assumere per garantire la sicurezza dell’Ucraina, a cominciare dall’intervento comune in caso di attacco. Ma i punti più gravidi di conseguenze geopolitiche sono due.

Il primo riguarda un accordo di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa, che metta fine a tutte “le ambiguità degli ultimi trent’anni”. In pratica una nuova architettura di sicurezza continentale, che superi definitivamente la contrapposizione della Guerra fredda, impegni la Russia ad una politica di buon vicinato e la Nato a non espandersi oltre. Con l’Ucraina nel ruolo di Stato cuscinetto, come furono l’Austria e la Finlandia dopo la Seconda guerra mondiale. Il riferimento ai “trent’anni” è importante, perché indica come già alla metà degli anni Novanta, quando a Mosca governava Boris Eltsin, sarebbe stato possibile pacificare l’Europa, integrando la Russia nel sistema occidentale. Un’operazione che anche allora sarebbe stata possibile solo se condotta dagli Stati Uniti, ma Bill Clinton seguì una strada diversa.

Il secondo punto cruciale dell’accordo è il ritorno di Mosca nel club dei 7 Grandi dell’Occidente, che tornerebbe ad essere G8. Un passaggio, questo, che assieme alla caduta delle sanzioni, al ritorno della Russia nel sistema economico internazionale, ed al lancio di veicoli finanziari Usa-Russia per progetti globali, è teso a strappare Mosca dall’abbraccio con la Cina. E a indebolire così il Paese che Trump considera l’unico avversario globale degli Stati Uniti.

Se il piano di pace di Trump sarà accettato, e se si dovesse davvero arrivare alla definizione di un’architettura di sicurezza Usa-Ue-Russia, l’Europa ne avrebbe enormi benefici, potendo riprendere le relazioni economiche e commerciali con la Russia, svolgere un ruolo di primo piano nella ricostruzione dell’Ucraina, e soprattutto pensare con più serenità al futuro geopolitico del continente, in un nuovo spazio di sicurezza condiviso con Mosca e garantito da Washington.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv