L’avvertimento del Vaticano: l’uomo può diventare schiavo dell’intelligenza artificiale
Non va considerata come una persona l’Intelligenza Artificiale, non va divinizzata, non deve sostituire le relazioni umane, ma deve essere utilizzata “solo come strumento complementare all’intelligenza umana”. I moniti del Papa sull’Intelligenza Artificiale di questi ultimi anni fanno da traccia ad Antiqua et Nova (in riferimento alla “sapienza”, antica e nuova), la nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana frutto della mutua riflessione tra Dicastero per la Dottrina della Fede e Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Il documento rivolto a genitori, insegnanti, preti, vescovi e quanti sono chiamati a educare e trasmettere la fede, ma anche a coloro che condividono l’esigenza di uno sviluppo scientifico e tecnologico “al servizio della persona e del bene comune” . Pubblicata oggi, 28 gennaio, la Nota è stata approvata dal Papa. In 117 paragrafi, Antiqua et nova mette in luce sfide e opportunità dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nei campi di educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni internazionali e interpersonali, contesti di guerra. Le potenzialità dell’IA – avverte la nota della Santa Sede – potrebbero accrescere le risorse belliche “ben oltre la portata del controllo umano”, accelerando “una corsa destabilizzante agli armamenti con conseguenze devastanti per i diritti umani”. Come ogni prodotto dell’ingegno umano – si sottolinea – anche l’IA può essere diretta verso “fini positivi o negativi”, sottolinea Antiqua et Nova. Non nega che l’Intelligenza Artificiale possa introdurre “importanti innovazioni” in vari campi si rischia anche di aggravare situazioni di marginalizzazione, discriminazione, povertà, “divario digitale”, disuguaglianze sociali. A sollevare “preoccupazioni etiche” è in particolare il fatto che “la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’IA sia concentrato nelle mani di poche potenti aziende”, così che questa tecnologia finisca ad essere manipolata per “guadagni personali o aziendali” o ad “orientare l’opinione pubblica verso l’interesse di un settore”. “In un mondo segnato dall’IA, abbiamo bisogno della grazia dello Spirito Santo, il quale ‘permette di vedere le cose con gli occhi di Dio, di comprendere i nessi, le situazioni, gli avvenimenti e di scoprirne il senso’. Poiché ‘ciò che misura la perfezione delle persone è il loro grado di carità, non la quantità di dati e conoscenze che possono accumulare’, il modo in cui si adotta l’IA ‘per includere gli ultimi, cioè i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi, è la misura rivelatrice della nostra umanità'”. Così si spiega nella nota del Vaticano “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Sempre in relazione all’Intelligenza artificiale – si aggiunge – “questa saggezza può illuminare e guidare un uso di tale tecnologia che sia centrato sull’essere umano, che come tale può aiutare a promuovere il bene comune, ad aver cura della “casa comune”, ad avanzare nella ricerca della verità, a sostenere lo sviluppo umano integrale, a favorire la solidarietà e la fraternità umana, per poi condurre l’umanità al suo fine ultimo: la felice e piena comunione con Dio”. E quindi “nella prospettiva della sapienza, i credenti saranno in grado di operare come agenti responsabili capaci di usare questa tecnologia per promuovere una visione autentica della persona umana e della società, a partire da una comprensione del progresso tecnologico come parte del disegno di Dio per la creazione: un’attività che l’umanità è chiamata a ordinare verso il Mistero Pasquale di Gesù Cristo, nella costante ricerca del Vero e del Bene”. Il Sommo Pontefice Francesco – si ricorda – nell’udienza concessa il giorno 14 gennaio 2025 ai prefetti e segretari del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha approvato la Nota e ne ha ordinato la pubblicazione. Inoltre, si avverte, l`Intelligenza artificiale “sta eliminando la necessità di alcune attività precedentemente svolte dagli esseri umani. Se essa viene usata per sostituire i lavoratori umani piuttosto che per accompagnarli, c`è il rischio sostanziale di un vantaggio sproporzionato per pochi a scapito dell`impoverimento di molti”. “Man mano che l`IA diventa più potente, – si ricorda – c`è anche il pericolo associato che il lavoro perda il suo valore nel sistema economico. Questa è la conseguenza logica del paradigma tecnocratico: il mondo di un`umanità asservita all`efficienza, nel quale, in ultima analisi, il costo di tale umanità deve essere tagliato”. Ma poiché il lavoro “è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale, non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l`umanità danneggerebbe sé stessa, bensì occorre adoperarsi per la sua promozione”. In questa prospettiva, secondo la Santa Sede, l`IA “dovrebbe assistere e non sostituire il giudizio umano, così come non dovrebbe mai degradare la creatività o ridurre i lavoratori a meri ingranaggi di una macchina”. Perciò il rispetto della dignità dei lavoratori e l`importanza dell`occupazione per il benessere economico delle persone, delle famiglie e delle società, la sicurezza degli impieghi e l`equità dei salari, dovrebbero costituire un`alta priorità per la comunità internazionale, mentre queste forme di tecnologia penetrano sempre più profondamente nei luoghi di lavoro”. Per quanto riguarda un altro settore importante per l’intera società, come quello della sanità, si aggiunge nella Nota vaticana, l`IA “sembra detenere un enorme potenziale in svariate applicazioni in campo medico, ad esempio in aiuto all`attività diagnostica degli operatori sanitari, facilitando il rapporto tra pazienti e personale medico, offrendo nuovi trattamenti ed ampliando l`accesso a cure di qualità anche a coloro che soffrono situazioni di isolamento o marginalità”. “Tuttavia, qualora l`IA venisse usata non per migliorare, ma per sostituire interamente la relazione tra pazienti e operatori sanitari, lasciando che i primi interagiscano con una macchina piuttosto che con un essere umano, si verificherebbe la riduzione di una struttura relazionale umana assai importante in un sistema centralizzato, impersonale e non equo”.
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