Lombardia, gli infortuni mortali crescono a +11,51% rispetto a 2023
Ennesimo infortunio mortale sul lavoro in provincia di Cremona. A morire un operaio di 58 anni, colpito alla testa dal braccio meccanico di una gru. "Siamo ormai in presenza di infortuni mortali pressoché quotidiani -dichiara Eloisa Dacquino, segretaria confederale Uil Lombardia - in una regione che vanta il triste primato di oltre 91.414 denunce da inizio anno di cui 155 con esito mortale e ben 3.538 malattie professionali. I dati Inail pubblicati ieri evidenziano un aumento dell'11,51% dei casi mortali rispetto allo scorso anno in Lombardia, sia in occasione di lavoro che in itinere e le modalità di accadimento - rilevate dalle Ats - si ripetono pressoché identiche per ogni infortunio" Per evitare morti tutto ciò a detta della segretaria confederale "basterebbe applicare la normativa di riferimento", ma "così purtroppo non è, nel silenzio delle imprese, delle associazioni datoriali, di una politica che vara misure non idonee, più attente a non disturbare il manovratore che a tutelare realmente la salute e la sicurezza delle persone". Per Daquino queste "sono morti annunciate che partono sempre da una mancata informazione, addestramento e formazione ai lavoratori, che non viene attuata per risparmiare tempo e denaro o, peggio, delegata a società prive dei necessari requisiti o addirittura autocertificata dal lavoratore: si risparmia sulla vita delle persone, questa la realtà". Per La Uil "c'è una problematica che attiene al mancato utilizzo dei dispositivi di protezione, ma anche alle responsabilità di chi deve controllare e far rispettare la normativa di riferimento e non ottempera ai propri doveri e obblighi. Per queste responsabilità non paga mai nessuno, per questo come UIL chiediamo di istituire una Procura nazionale e il reato di omicidio sul lavoro". Inoltre, "accanto alle premialità alle imprese occorre che Regione Lombardia escluda dai bandi quelle che violano la normativa sulla sicurezza sul lavoro e gli appalti". Infatti, per Dacquino "non basta varare circolari o sottoscrivere Protocolli, se poi sull'applicazione di questi non si vigila e non si adottano misure cogenti in materia di sicurezza". Insomma, "c'è un tema più generale che riguarda la necessità di investimenti e misure efficaci riguardo il sistema di prevenzione, la formazione, l'incremento delle visite ispettive, sui quali è già intervenuta più volte anche la Corte dei Conti della Lombardia nei giudizi di parificazione del rendiconto generale di Regione Lombardia, rilevando criticità in materia di sicurezza sul lavoro", precisa la segretaria confederale. L'auspicio di Dacquino è che "si ascoltino e si condividano le proposte del Sindacato confederale", perché "non serve istituire in Lombardia commissioni di inchiesta ad hoc sulla sicurezza sul lavoro che ad oggi, dal 2023, non ha ancora prodotto alcuna relazione, o votare periodicamente mozioni bipartisan se poi manca la volontà di intervenire con provvedimenti che vadano nella direzione di salvaguardare concretamente la vita e la salute di lavoratrici e lavoratori". (DIRE)
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