Mar Rosso, diminuita l'attività dei miliziani yemeniti Houthi
L’attività contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso e Mar Arabico da parte dei miliziani yemeniti Houthi è diminuita. Lo ha affermato l’ammiraglio Mark Miguez, comandante della portaerei statunitense Eisenhower in un’intervista esclusiva all’emittente panaraba di proprietà saudita “Al Arabiya”. “I gruppi della portaerei sono addestrati per difendersi da una tale minaccia e siamo stati in grado di farlo con successo fino ad ora. Non ci aspettavamo questa minaccia, ma siamo sempre pronti a rispondere”, ha aggiunto l’ammiraglio. Secondo Miguez, i “comportamenti ostili” degli Houthi sono diminuiti e questo rappresenta “un successo dei nostri attacchi difensivi”. Dalla metà del novembre scorso, gli Houthi hanno attaccato diverse navi commerciali e militari, provocando una riduzione di oltre il 40 per cento del traffico commerciale in una via d’acqua fondamentale per gli scambi internazionali. Gli Houthi sono un gruppo armato appartenente a una corrente dell’islam sciita, lo zaydismo, diffuso nello Yemen, e il loro nome deriva dal fondatore, Hussein al Houthi, ucciso nel 2004, il quale rivendicava una discendenza diretta dal lignaggio del profeta Maometto. Formalmente noto come Ansar Allah, il gruppo – etnicamente arabo – è stato formato alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 per combattere quella che vedevano come corruzione dell’allora presidente, Ali Abdullah Saleh. L’ex rais yemenita, sostenuto dall’esercito dell’Arabia Saudita – patria dell’islam sunnita che ospita due dei principali luoghi sacri religiosi, La Mecca e Medina – aveva cercato di eliminare (senza riuscirci) nel 2003 i ribelli Houthi, che hanno poi attuato un colpo di Stato e ingaggiato una guerra civile a partire dal 2014 con il governo yemenita riconosciuto dall’Onu (nel frattempo trasferitosi ad Aden, nel sud). A seguito dell’occupazione del nord del Paese, compresa la capitale Sana’a, da parte degli Houthi, il governo di Aden ha chiesto l’intervento dei Paesi del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che, nel marzo del 2015, hanno formato una coalizione militare per sostenere le forze governative nel conflitto. Dopo sette anni di sanguinosa guerra civile, nel 2022 le Nazioni Unite hanno mediato un cessate il fuoco in vigore ancora oggi anche grazie alla distensione tra Iran e Arabia Saudita favorita dalla mediazione della Cina nel marzo 2023. Per loro stessa ammissione, gli Houthi hanno ammesso di far parte del cosiddetto “Asse della resistenza islamica” e di ispirarsi al gruppo libanese Hezbollah, che, secondo gli analisti, fornisce loro competenze militari. Parallelamente, l’Arabia Saudita ha accusato l’Iran di aver fornito missili da crociera e droni utilizzati dagli Houthi per colpire siti petroliferi sauditi già dal 2019. La roccaforte degli Houthi è il governatorato montuoso di Sada, al confine con l’Arabia Saudita. I ribelli yemeniti controllano la capitale settentrionale Sana’a e l’affaccio sul Mar Rosso di Hodeida, porta d’accesso da e per il transito attraverso il Canale di Suez. In seguito allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre 2023, gli Houthi hanno espresso solidarietà al movimento palestinese, attaccando le navi in transito nel Mar Rosso, da dove transita circa il 15 per cento del traffico mondiale. L’instabilità creata dagli Houthi ha portato i principali colossi delle compagnie di navigazione ad abbandonare la rotta e preferire il transito dal Capo di Buona Speranza, con conseguente aumento di tempi e costi.
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