Nuove sanzioni in arrivo per la Russia
Vladimir Putin ha ottenuto l’87,28 per cento dei voti alle elezioni presidenziali russe che si sono svolte dal 15 al 17 marzo. Lo ha annunciato la Commissione elettorale centrale dopo il termine dello scrutinio. Nikolaj Kharitonov, esponente del partito del Partito comunista, ha ottenuto il 4,31 per cento dei voti. Arriva terzo l’esponente del partito Nuova Gente, Vladislav Davankov, con il 3,85 per cento dei voti. Infine, il presidente del Partito liberaldemocratico, Leonid Slutskij, ha ottenuto il 3,20 per cento. La Commissione elettorale centrale terrà una riunione speciale per riassumere i risultati ufficiali delle elezioni giovedì 21 marzo. L’affluenza alle urne ha raggiunto il 77,44 per cento. L’organismo ha precisato che oltre otto milioni di cittadini hanno votato online, mentre altri 2,6 milioni hanno espresso il proprio voto anticipatamente. Secondo i dati preliminari analizzati dall’agenzia di stampa “Ria Novosti”, affluenza più alta è stata registrata della repubblica della Cecenia e nella regione di Kemerovo, rispettivamente al 97,06 per cento e al 96,41 per cento. La Cecenia figura tra i territori in cui Putin ha ottenuto più voti, come anche nelle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e nelle regioni di Tuva e Kabardino-Balkaria. Il giorno dopo la sua ennesima schiacciante vittoria elettorale, l’Unione europea intende rispondere con nuove sanzioni contro la Russia e il presidente Vladimir Putin. Come riferisce l’edizione europea del portale web “Politico”, il messaggio che si vuole inviare da Bruxelles è chiaro: “Il rituale elettorale russo non è stato un’elezione libera o equa, con atti di censura diffusi, giornalisti perseguitati e candidati dell’opposizione esclusi, incarcerati o morti”, hanno detto fonti del portale. I 27 ministri degli Affari esteri dell’Ue e l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Josep Borrell intendono emanare sanzioni che prenderanno di mira “individui ed entità” vicine a Putin, fra cui i funzionari della Direzione penitenziaria, riferiscono fonti diplomatiche di “Politico”. Ieri sera lo stesso titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha scritto su X che “le elezioni in Russia non sono state né libere né regolari ed hanno riguardato anche territori ucraini occupati illegalmente”. “Speriamo che si raggiunga un accordo politico sulle sanzioni per un certo numero di persone coinvolte nell’uccisione di Aleksej Navalnyj“, ha detto un alto funzionario dell’Ue interpellato da “Politico”, facendo riferimento al dissidente politico russo deceduto lo scorso 16 febbraio mentre si trovava in stato di detenzione in una colonia penale. Proprio Putin ieri sera ha pronunciato pubblicamente il nome di Navalnyj per la prima volta dopo anni, sostenendo in una conferenza stampa di vittoria elettorale di aver accettato uno scambio di prigionieri che avrebbe garantito la liberazione del dissidente. Il leader russo ha detto che “alcuni colleghi” avevano proposto di scambiare Navalnyj diversi giorni prima che morisse “con alcune persone che sono in prigione in vari Paesi occidentali”. Putin detto di essere d’accordo con l’idea, a patto che il leader dell’opposizione non tornasse mai in Russia: “Ma, sfortunatamente, quello che è successo è successo. Succede. Cosa si può fare? Questa è la vita”. Un commento laconico ma anche significativo considerato che Putin ha spesso evitato di pronunciare il nome del suo avversario. Peraltro, proprio la protesta convocata da Navalnyj prima di morire – e ribadita dopo la sua scomparsa dalla moglie Julia – ha riunito migliaia di cittadini russi alle ore 12 di domenica intorno ai seggi elettorali. La protesta nota con il nome “Mezzogiorno contro Putin” ha raccolto un concreto successo nelle città di Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk, Ekaterinburg, Perm, Chelyabinsk e in altre località dove, dinnanzi ai seggi, si sono formate lunghe code. Il Cremlino ha commentato l’accaduto parlando di “elevata affluenza alle urne”, nel tentativo di sminuire l’entità delle proteste ma di fatto si può dire che c’è stata una risposta positiva all’appello di Navalnyj. A Berlino, Julia Navalnaya si è unita a migliaia di manifestanti, parlamentari dell’opposizione in esilio e altri, formando una coda lunga un chilometro davanti all’ambasciata russa, come ha riferito il settimanale tedesco “Der Spiegel”. Navalnaya, parlando ai media presenti all’esterno della missione diplomatica, ha detto di aver scritto il nome di suo marito sulla scheda elettorale.
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