Paolo Ruffini, 'la disabilità è un tema civile, ci riguarda'

Giu 3, 2025 - 06:27
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Paolo Ruffini, 'la disabilità è un tema civile, ci riguarda'

La disabilità riguarda tutti, è un tema civile, io ne parlo usando la lente dell'ironia e della leggerezza. Sono stufo di sentir parlare di intelligenza, che sia umana o artificiale. La sensibilità non è riproducibile artificialmente e non dipende dall'intelligenza, ma dall'anima". Dopo l'incredibile successo dei video-podcast "Il Babysitter - Quando diventerai piccolo capirai" e "Il Badante - Il presente è già il futuro", con oltre 80 milioni di visualizzazioni complessive sui social, Paolo Ruffini torna sul web con "Din don down - alla ricerca di (D)io", nuovo format video spin-off dell'omonimo spettacolo teatrale che quest'anno ha ottenuto il sold out in tutte le date della stagione. Disponibile sui social dell'artista (IG, FB e TikTok, con una community totale di 4 milioni di persone) e nella versione estesa su Youtube e su Spotify, il nuovo progetto vede al centro ragazzi e ragazze con Sindrome di Down intervistati sui grandi temi della vita, a cominciare da Dio: il risultato sono "pillole" di autenticità e saggezza, senza retorica, in cui il racconto riesce a essere profondo e dissacrante al tempo stesso. "Il video-podcast così come Radio Up & down (il programma condotto su Radio24 con Federico Parlanti, uno dei ragazzi dello spettacolo, ndr) deriva dall'esperienza teatrale. Ma lo spettacolo ha ormai una sua vita, l'anno prossimo proseguirà con 45 date, saremo all'Arcimboldi, al Brancaccio, all'Alfieri. Il successo ottenuto ha però dimostrato che il teatro fatto con persone disabili non per forza deve essere off, ma può diventare pop: nel pubblico che viene a vederci non ci sono necessariamente persone che hanno a che fare con la disabilità", spiega Ruffini in un'intervista all'ANSA, "in ogni episodio affrontiamo il tema di Dio ma anche dell'io. Probabilmente il progetto deriva da un mio desiderio di spiritualità. L'intelligenza è sopravvalutata: se chiedo a una persona non disabile chi è Dio o cos'è, c'è chi fa un'espressione di sgomento, chi dà una nozione filosofica, chi non crede. I ragazzi con difficoltà cognitiva invece mi danno risposte molto più interessanti, lapidarie, dense. Per loro, Dio non è nell'alto dei cieli ma dentro di sé: ecco, io lo trovo entusiasmante. Le persone con Sindrome di Down sono la versione più scintillante, anomala e meravigliosa della parola di Dio". "Din don down - alla ricerca di (D)io" si inserisce nella felicissima esperienza de "Il Babysitter" e "Il Badante", in cui i protagonisti sono i bambini e gli anziani. Come si spiega un successo del genere? "Perché funzionano i reality quando sono veri. La realtà è molto più interessante della fantasia", afferma l'artista, a giugno nelle sale con il film Poveri noi di Fabrizio Maria Cortese, "devo benedire le tante porte in faccia che ho preso: avevo proposto questi format in tv ma non sono stati accettati". Tutto merito dei social quindi? "Sui social manca un editore: questo è un vantaggio e insieme uno svantaggio. Vi si possono mostrare le cose peggiori, a volte fanno schifo perché sono specchio di ciò che siamo. Proprio perché dipendono da noi, possiamo riempirli di luce o di buio", spiega, "se impostassimo gli algoritmi in un altro modo, forse potremmo migliorare tutti e costruire un domani più interessante". Le manca la tv? "Spero di tornarci, ma il pubblico ormai non distingue più. Guardiamo la tv col telefono in mano, e molti programmi televisivi sono già pensati per i passaggi sui social". Come ha scelto i protagonisti dei suoi video-podcast? "La mia collaboratrice Veronica Serafini fa le selezioni. Io non conosco nessuno, appena entrano si preme rec, poi tutto quello che viene è imprevedibile. I bambini, gli anziani e le persone Down hanno in comune la saggezza e la verità, altro che mindfulness". Nei suoi video lei si diverte molto, ma a volte si commuove: è lavoro, ma c'è anche molto di personale. "La sera sono distrutto, perché emotivamente sono molto provato", ammette Ruffini, "mi commuovo perché loro ancora credono, hanno la fede: sono vere le isole del tesoro, gli unicorni, babbo Natale, Dio. Noi invece non crediamo più a niente. Loro si fidano e non hanno filtri. Il mondo ha perso se permettiamo a un bambino di chiedere all'Intelligenza Artificiale se esista o meno Babbo Natale: senza sogni muore la speranza, e c'è spazio solo per le dittature". Da febbraio è in libreria con "Benito, presente!" (Baldini+Castoldi), un romanzo che sembra una favola, in cui un professore di sinistra si ritrova nel 1890 per un curioso scherzo del destino e in classe ha il piccolo Benito Mussolini. "Quando il professore, anche lui in fondo un violento perché radicale, incontra il piccolo Mussolini si trova di fronte a un bivio, farlo fuori o educarlo. Sceglierà di credere nell'educazione e di insegnargli, imparandoli lui stesso, il perdono e l'accoglienza". I suoi progetti per il futuro? "Sto scrivendo delle sceneggiature e a giugno sarò al cinema con il film Poveri noi, la storia divertente di una famiglia che si ritrova sul lastrico", conclude, "poi mi piacerebbe tornare in tv, aspetto qualche proposta nuova. Intanto mi diverto".

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv