Presentato a Roma il 'Progetto Sekhmet' sulla dea leonessa dell'antico Egitto
Trecento esemplari di statue in granodiorite, molte delle quali emerse dagli scavi attivi da oltre 20 anni nell'odierna Luxor, altre sparse in numerosi musei del mondo e qui giunte dal XIX secolo in avanti per mano di archeologi e viaggiatori che ne rimasero affascinati. Presentato a Roma il “Progetto Sekhmet" incentrato sullo studio delle centinaia di statue in granodiorite della dea leonessa dell'antico Egitto, collocate originariamente a protezione del tempio funerario del potente faraone Amenhotep III a Tebe Ovest. Un’iniziativa internazionale e multidisciplinare resa possibile anche grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale. Le sculture provengono dal tempio funerario del faraone più potente e grande della storia dell’Egitto, Amenhotep III, a Tebe Ovest, eretto tra il 1390 e il 1353 a.C.
Lo scopo di questo progetto, che si avvale della collaborazione di esperti a livello internazionale, è quello di ricostruire, oggi anche grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, la disposizione originaria delle statue all'interno del tempio, compresa la loro realizzazione tecnica e l’organizzazione di questo gigantesco cantiere. Il progetto è diretto da Alessia Amenta, curatrice del Reparto di Antichità Egizie e del Vicino Oriente dei Musei Vaticani in collaborazione con il suo assistente Mario Cappozzo.
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