Salute mentale, 64% dei casi si verifica in età lavorativa
Oggi in Italia si investe il 3,3% del Pil per il tema della Salute mentale: se si arrivasse al 5%, si avrebbero 10 miliardi di euro di benefici. Lo stabilisce il rapporto “Headway – A new roadmap in Brain Health in Italia: Focus Mental Health. La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia” presentato a Roma, alla presenza del ministro Schillaci, realizzato da Angelini Pharma in partnership con The European House – Ambrosetti. Il tema è grave: secondo il rapporto, nel 2021, la prevalenza dei disturbi mentali in Italia si concentra in modo predominante nella popolazione in età lavorativa, con il 64,8% dei casi complessivi registrati nella fascia di età 20- 64 anni. Le fasce giovanile (minori di 20 anni) e anziana (età superiore ai 65 anni), invece, mostrano prevalenze significativamente inferiori, rispettivamente pari al 14,1% e al 21,1% della prevalenza totale. “Questa distribuzione sottolinea come la fase della vita legata all’attività lavorativa rappresenti un periodo particolarmente critico per la gestione dei disturbi mentali. Sebbene sia necessario intercettare i bisogni di salute mentale già in età giovanile, emerge chiaramente l’importanza di interventi mirati anche nel contesto lavorativo, dove i fattori di stress e le responsabilità quotidiane possono aggravare o contribuire all’insorgenza di tali disturbi” si legge nel report. La maggior parte dei casi trattati di disturbi mentali in Italia nel 2022 riguarda la categoria degli occupati (236.104, pari al 39,5% del totale), indicando come il luogo di lavoro sia un contesto cruciale per il supporto alla salute mentale. Secondo i dati dell’OMS, circa il 15% degli adulti in età lavorativa è affetto da disturbi mentali. L’impatto economico è rilevante: ogni anno si perdono 12 miliardi di giornate lavorative a causa di depressione e ansia, per un costo di circa un trilione di dollari all’economia globale.
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