Myanmar: la giunta vieta a tutte le persone arruolabili di lasciare il Paese senza permesso

La giunta militare al potere in Myanmar ha vietato a chiunque sia idoneo all’arruolamento nelle forze armate di lasciare il Paese senza permesso. Lo riporta il quotidiano “The Straits Times”, secondo cui la nuova normativa è stata approvata alla fine di gennaio ma è stata resa pubblica solo oggi, 4 febbraio. Non potranno quindi più lasciare il Paese senza previa autorizzazione tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 35 anni e le donne tra i 18 e i 27 anni. Il provvedimento si applica anche a quanti sono in attesa di una decisione delle autorità in merito a eventuale richieste di esenzione o di rinvio del servizio militare. Chi viola l’ordine potrà incorrere in pene fino a tre anni di carcere. La legge sulla coscrizione, adottata nel 2010 ma entrata in vigore solo nel febbraio del 2024, impone un servizio minimo di due anni, con la possibilità di estensione fino a cinque anni in caso di stato di emergenza, con pene di reclusione per chi non risponde alla chiamata. La giunta ha annunciato l’estensione dello stato d’emergenza per altri sei mesi lo scorso 31 febbraio, alla vigilia del quarto anniversario del colpo di Stato che ha destabilizzato il Paese dopo un decennio di fragile democrazia. Il Myanmar è coinvolto in una guerra civile scatenata dal rovesciamento del governo civile eletto, guidato dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. La giunta ha dichiarato l’intenzione di tenere elezioni generali quest’anno, ma l’opposizione teme si tratti di un voto farsa volto a mantenere i generali al potere. “Ci sono ancora molte questioni da risolvere per organizzare con successo le elezioni generali. In particolare, per garantire elezioni libere ed eque, sono ancora necessarie stabilità e pace”, afferma “Mrtv” a questo proposito. Per il voto non è stata ancora fissata una data. La giunta, nel frattempo, è impegnata sul terreno a contenere su più fronti la ribellione armata condotta da numerosi gruppi etnici attivi nel Paese. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha provocato lo sfollamento di circa tre milioni di persone e ha comportato gravi problemi di insicurezza alimentare, con un terzo della popolazione che ha ora necessità di assistenza umanitaria.
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