UNICEF: oltre 1 bambino su 5 nei paesi a basso e medio reddito vive in grave deprivazione

Dic 2, 2025 - 00:25
 0  20
UNICEF: oltre 1 bambino su 5 nei paesi a basso e medio reddito vive in grave deprivazione

Secondo il rapporto dell’UNICEF pubblicato oggi in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, più di 1 bambino su 5 nei paesi a basso e medio reddito – pari a 417 milioni – si trova in condizioni di grave deprivazione in almeno due aree fondamentali per la salute, lo sviluppo e il benessere. Il rapporto “La condizione dell’infanzia nel mondo 2025: porre fine alla povertà dei bambini – Il nostro imperativo comune” analizza i dati di oltre 130 paesi e misura le privazioni in sei categorie: istruzione, salute, condizione abitativa, nutrizione, servizi igienici e acqua. Emergono numeri allarmanti: 118 milioni di bambini subiscono tre o più deprivazioni e 17 milioni ne subiscono quattro o più.

“I bambini che crescono in condizioni di povertà e sono privati di beni essenziali come una buona alimentazione, servizi igienici adeguati e una casa, subiscono conseguenze devastanti per la loro salute e il loro sviluppo”, ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice Generale dell’UNICEF. “Ma non deve essere per forza così. Quando i Governi si impegnano a porre fine alla povertà dei bambini attuando politiche efficaci, possono aprire un mondo di possibilità per i bambini”.

I tassi più elevati di povertà multidimensionale si registrano nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale. In Ciad, il 64% dei bambini subisce due o più gravi deprivazioni e quasi il 25% ne subisce tre o più. I servizi igienici rappresentano la deprivazione più diffusa: il 65% dei bambini nei paesi a basso reddito non ha accesso a una toilette, il 26% nei paesi a reddito medio-basso e l’11% in quelli a reddito medio-alto.

Tra il 2013 e il 2023, la percentuale di bambini che subiscono una o più deprivazioni gravi nei paesi a basso e medio reddito è scesa dal 51% al 41% grazie a politiche che hanno posto al centro i diritti dell’infanzia. Tuttavia, i progressi stanno rallentando a causa di conflitti, crisi climatiche, cambiamenti demografici, aumento del debito pubblico e ampliamento del divario tecnologico. A questo si aggiungono i tagli agli Aiuti Pubblici allo Sviluppo, che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione.

La povertà compromette la salute, lo sviluppo e l’apprendimento dei bambini, portando a minori prospettive lavorative, vita più breve e tassi più elevati di depressione e ansia. Il rapporto evidenzia che i bambini più piccoli, quelli con disabilità e quelli che vivono in situazioni di crisi sono i più vulnerabili.

La povertà monetaria amplifica ulteriormente l’esclusione: oltre il 19% dei bambini nel mondo vive in condizioni di povertà estrema, con meno di 3 dollari al giorno. Il 90% di loro si trova in Africa subsahariana e Asia meridionale.

Un’analisi condotta su 37 paesi ad alto reddito evidenzia che circa 50 milioni di bambini – il 23% – vive in condizioni di povertà monetaria relativa. Nei paesi esaminati la povertà è diminuita in media del 2,5% tra il 2013 e il 2023, ma in molti contesti si osservano inversioni: in Francia, Svizzera e Regno Unito la povertà è aumentata di oltre il 20%, mentre la Slovenia ha ottenuto una riduzione significativa grazie a politiche mirate come solide prestazioni familiari e salario minimo.

“In Italia il tasso di povertà monetaria relativa dei bambini era circa al 25% fra il 2013 e il 2018, sceso al 23,2% nel 2023. Gli standard di vita fra il 2018 e il 2023 sono migliorati dell’8,6%, mentre la povertà di reddito relativa è migliorata del 5,3%. Nel 2024 i bambini nel nostro paese che vivevano in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale erano il 5,7%, un dato in forte calo rispetto al 2015. Tuttavia, nel 2022 il 32,9% dei bambini di 15 anni in Italia non disponeva di una stanza per sé”, ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia Nicola Graziano.

Il rapporto evidenzia che porre fine alla povertà dei bambini è un obiettivo raggiungibile, a condizione che i Governi mettano al centro i diritti dell’infanzia in tutte le strategie e politiche. Le azioni indicate includono:

• Rendere la lotta alla povertà dei bambini una priorità nazionale.
• Integrare le esigenze dei bambini nelle politiche economiche e nei bilanci.
• Fornire programmi di protezione sociale, compreso il sostegno economico alle famiglie.
• Ampliare l’accesso ai servizi essenziali: istruzione, assistenza sanitaria, acqua, servizi igienici, alimentazione e alloggio.
• Promuovere un lavoro dignitoso per i genitori e caregiver, fondamentale per la sicurezza economica e il progresso dei bambini.

Il rapporto arriva in un momento in cui molti Governi stanno riducendo gli aiuti esteri. Secondo The Lancet, i tagli agli aiuti allo sviluppo potrebbero causare la morte di 4,5 milioni di bambini sotto i 5 anni entro il 2030. Le stime dell’UNICEF indicano inoltre che questi tagli potrebbero lasciare fuori dalla scuola altri 6 milioni di bambini già nel prossimo anno.

“Troppi bambini erano già privati dei loro bisogni primari prima che la crisi finanziaria globale peggiorasse ulteriormente la situazione”, ha dichiarato Russell. “Non è il momento di arretrare. È il momento di consolidare i progressi raggiunti negli anni a favore dei bambini. I Governi e le imprese devono rafforzare gli investimenti nei servizi fondamentali per garantire salute, protezione e accesso ai beni essenziali, soprattutto nei contesti più fragili. Investire nei bambini significa garantire un mondo più sano e pacifico per tutti”.

Qual è la tua reazione a questa notizia?

like

dislike

love

funny

angry

sad

wow

Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv