Usa: la Corte Suprema blocca una controversa legge anti-immigrazione della Florida
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto ieri il ricorso d’emergenza presentato dallo Stato della Florida, lasciando in vigore la sospensione temporanea di una controversa legge anti-immigrazione firmata dal governatore Ron DeSantis. Il provvedimento, ritenuto il più severo mai adottato dallo Stato, è stato contestato da gruppi per i diritti civili e dell’immigrazione, che lo considerano incostituzionale e discriminatorio. La legge prevede tra l’altro la criminalizzazione dell’ingresso di alcuni immigrati nello Stato, la detenzione obbligatoria senza cauzione, l’obbligo per le autorità locali di collaborare con l’immigrazione federale e la condivisione obbligatoria dello status degli arrestati con l’Agenzia federale per il controllo delle dogane e l’immigrazione (Ice). I trasgressori rischiano sanzioni pecuniarie e la sospensione. Secondo la Ong statunitense di orientamento progressista American Civil Livberties Union (Aclu), che ha promosso il ricorso, la legge viola il principio costituzionale secondo cui la regolamentazione dell’immigrazione spetta al governo federale. Una corte distrettuale ne ha bloccato temporaneamente l’entrata in vigore della legge ad aprile, e il successivo ricorso della Florida è stato respinto anche dalla Corte d’appello dell’11mo circuito. La Corte Suprema ha confermato tale decisione, senza fornire motivazioni né annotare dissensi. Il vice direttore del progetto sui Diritti dei migranti dell’Aclu, Cody Wofsy, ha definito la decisione “una riaffermazione di un principio fondamentale: gli Stati non possono legiferare sull’immigrazione”. La Florida, intanto, si conferma uno tra gli Stati dell’Unione con la maggiore cooperazione con l’Ice – principale “braccio” della campagna lanciata dall’amministrazione del presidente Donald Trump contro l’immigrazione irregolare – grazie a 287 accordi in vigore in 43 contee su 629 totali a livello nazionale.
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