Africa avanti tra molte turbolenze

Feb 27, 2024 - 01:23
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Africa avanti tra molte turbolenze

La decisione della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao) di revocare parzialmente le sanzioni commerciali imposte a Mali, Niger e Guinea dopo i rispettivi colpi di Stato ha il sapore di una prima, seppur parziale, vittoria incassata dalle giunte militari golpiste contro l’organismo regionale. Al vertice straordinario che si è tenuto sabato scorso ad Abuja, la Cedeao ha infatti optato per “un cambio di passo” nell’approccio alle giunte militari che negli ultimi mesi hanno rivendicato con decisione la loro intenzione di lasciare l’organismo regionale, affrancandosi da un blocco da loro denunciato come neo-colonialista e dalla forte influenza francese. Il 28 gennaio scorso le giunte di Mali, Niger e Burkina Faso – ora riunite nell’Alleanza dei Paesi del Sahel (Aes) – avevano infatti annunciato l’intenzione “irrevocabile” di ritirarsi dal blocco a partire dal 2025, scatenando forti preoccupazioni all’interno della Cedeao, di cui i tre Paesi rappresentano circa il 12 per cento del Pil ed il 16 per cento della popolazione. La revoca delle sanzioni non tocca tuttavia il Burkina Faso, i cui militari si sono mostrati fino ad ora meno propensi al dialogo rispetto alle giunte vicine, e il cui peso politico e territoriale è stato valutato meno incisivo rispetto a quello di Bamako e Niamey. Sotto la guida del colonnello Ibrahim Traoré, Ouagadougou affronta nondimeno una grave crisi della sicurezza, con il 60 per cento del territorio fuori controllo ed in mano ai movimenti jihadisti, ed un’instabilità politica che rischia di avere ripercussioni regionali non indifferenti. Nel corso del vertice di Abuja, il presidente della Commissione della Cedeao, Omar Alieu Touray, ha annunciato innanzitutto la revoca “con effetto immediato” delle sanzioni commerciali ed economiche e delle restrizioni di viaggio imposte alla giunta militare del Niger, sottolineando che la decisione è stata presa “per motivi puramente umanitari” e per alleviare le sofferenze causate alla popolazione nigerine. “Ci sono sanzioni mirate (individuali) e sanzioni politiche che rimangono in vigore”, ha tenuto a precisare Touray nel corso di una conferenza stampa tenuta al termine della riunione, mentre nel documento sono elencate numerose restrizioni che la Cedeao ha deciso di rimuovere “con effetto immediato”. Fra queste, l’istituzione di una zona di esclusione aerea per tutti i voli provenienti dal o diretti in Niger; la chiusura delle frontiere aeree e terrestri fra i Paesi Cedeao e il Niger; il congelamento dei beni di Stato presso le Banche centrali dei Paesi Cedeao; la sospensione di tutte le transazioni finanziarie e commerciali fra i Paesi della regione e il Niger, incluso il servizio di fornitura elettrica al Paese; il divieto di viaggio per i membri della giunta di Niamey. Per quanto riguarda la Guinea, Paese dove di recente la giunta al potere ha sciolto il governo ed annunciato la prossima formazione di un nuovo esecutivo, la Cedeao ha deciso di procedere alla revoca delle sanzioni finanziarie ed economiche, aggiungendo per il Mali la sospensione delle restrizioni applicate sui cittadini del Paese che volessero candidarsi a posti istituzionali della Cedeao. In apertura del vertice, il presidente nigeriano Bola Tinubu, che detiene la guida di turno della Cedeao, ha tenuto un intervento nel quale ha promosso un cambio di strategia da parte dell’organismo regionale, da prendere in considerazione nel tentativo di persuadere i Paesi guidati da giunte militari golpiste a ripristinare la democrazia e rimanere nell’alleanza. Tinubu ha in particolare esortato le giunte di Niger, Burkina Faso e Mali a rivedere la loro decisione di uscire dalla Comunità. “Li esorto a riconsiderare la decisione di uscire e a non percepire la nostra organizzazione come un nemico”, ha dichiarato Tinubu nel suo intervento, esprimendo la necessità di “riesaminare il nostro attuale approccio alla ricerca dell’ordine costituzionale”. Se nei 48 punti dell’articolata dichiarazione finale la Cedeao riafferma “il principio della tolleranza zero da adottare nei confronti di ogni presa del potere con mezzi anticostituzionali” e ribadisce nel caso del Niger la disponibilità al dialogo e l’appello alla liberazione del presidente Mohamed Bazoum (agli arresti domiciliari dal golpe del 26 luglio scorso), sullo sfondo traspare evidente un’altra motivazione, di carattere economico più che politico. L’uscita dalla Cedeao di Mali, Niger e Burkina Faso – si legge – avrà delle implicazioni tanto per i tre Paesi quanto per la Cedeao, tenuto conto che questi producono quasi il 12 per cento del Pil regionale e rappresentano il 17,4 per cento dei 425 milioni dei suoi abitanti. Il loro ritiro “potrebbe disturbare il commercio intraregionale, in particolare quello di capi di bestiame, pesce, prodotti agricoli o minerari, nonché di quelli artigianali o industriali di origine comunitaria. Preoccupa inoltre il fatto che il ritiro degli ormai “Paesi dell’Alleanza del Sahel” provocherebbe l’interruzione di programmi di sviluppo e sostegno finanziati da organismi regionali, multilaterali ed internazionali fino a 500 milioni di dollari. L’organismo cita a questo proposito 27 progetti pubblici e 20 progetti privati finanziati in Mali, Niger e Burkina Faso dai due bracci finanziari regionali, la Banca di sviluppo e di investimento della Cedeao (Bidc) e la Banca di sviluppo dell’Africa occidentale (Boad). Ancora più significativo è il fatto che i tre Paesi golpisti contribuiscono in totale per il 22,5 per cento alle risorse della Banca centrale dell’organismo regionale (Bceao). In questo contesto, la situazione potrebbe aggravarsi se i tre decidessero di lasciare anche – come prevedibile – l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa), la sub-organizzazione della Cedeao cui aderiscono otto Paesi del blocco sulla base del franco Cfa – valuta ancorata all’euro – come moneta comune. Il ritiro dei tre Paesi dall’Uemoa rischierebbe, con buone probabilità, di portare alla svalutazione del franco Cfa, con conseguenze negative sul potere d’acquisto, sull’inflazione e sul debito dei Paesi membri. Un rischio tanto più concreto dal momento che Bamako e i suoi alleati hanno annunciato l’intenzione di creare un’alleanza monetaria parallela. “Oltre al campo della sicurezza, la nostra alleanza deve evolversi nel campo politico e in quello monetario”, ha fatto sapere a dicembre il generale golpista nigerino Omar Abdourahamane Tchiani in un’intervista rilasciata all’emittente nigerina “Rts”. I tre Paesi, ha detto Tchiani, stanno lavorando all’adozione di protocolli aggiuntivi, all’istituzione di organi istituzionali e giuridici dell’Alleanza e alla “definizione delle misure politiche e del coordinamento diplomatico”. Inizialmente l’Aes è nata come un patto di difesa tra Mali, Niger e Burkina Faso, che hanno deciso di unire le loro risorse militari per combattere gruppi ribelli o jihadisti. Oggi tuttavia la prospettiva di una sua evoluzione anche in termini finanziari e commerciali sta spingendo la Cedeao a compromessi impensabili solo qualche mese fa, quando il governo nigeriano si era fatto convinto promotore di un intervento armato su Niamey, ottenendo l’attivazione della forza di riserva regionale.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv