Bosnia, la memoria e la pace. Ritorno a Srebrenica 30 anni dopo
Cinquanta persone, 25 cristiane e 25 musulmane, insieme in pellegrinaggio a Mostar, Sarajevo e Srebrenica, in Bosnia Erzegovina. Un’iniziativa promossa dalla federazione degli organismi del volontariato Focsiv, per commemorare un trentennale. “Tra l’11 e il 17 luglio del 1995 8mila persone a Srebrenica, in Bosnia, vengono radunate, passate per le armi e gettate in fosse comuni dall’esercito serbo-bosniaco di Ratko Mladic” ricorda Marco Calvetto, presidente dell’ong Ipsia. “Fu il primo genocidio in Europa dopo la Seconda guerra mondiale; fu una delle più grandi sconfitte dalla comunità internazionale, che non riuscì a intervenire interrompendo quello che stava accadendo in Jugoslavia da quattro anni”. Ipsia è l’acronimo di Istituto pace sviluppo innovazione Acli. Il tema, 30 anni dopo Srebrenica, è come costruire il futuro. Secondo Calvetto, “per proseguire un percorso di riconciliazione, che resta comunque lungo e tortuoso, oggi è necessario favorire una crescita economica che garantisca un presente di opportunità per le persone”. Fondamentale anche, in questa prospettiva, secondo il presidente di Ipsia, “la nascita di organizzazioni democratiche che sappiano andare oltre la mera proposta etno-nazionalista”. Ci sono poi l’elaborazione del lutto, il ricordo, la presa di coscienza di ciascuno e di tutti. “Oggi le memorie vengono nascoste” denuncia Calvetto. “Se si vuole immaginare un futuro lo si può fare solo nella misura in cui si sappia dare il giusto spazio alla memoria storica: penso all’impegno delle organizzazioni: bisogna tornare a parlare di Srebrenica, di Bosnia Erzegovina, e tornare in qualche modo in quei posti, ascoltare, vedere”. Il pellegrinaggio promosso da Focsiv è in programma dal 22 al 28 ottobre. Sono previste tappe a Srebrenica ma anche a Mostar e a Sarajevo
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