Catalogna, Puigdemont: 'Non sono tornato per farmi arrestare, ma per resistere all’oppressione'
La seconda camera “politicizzata” della Corte suprema spagnola è responsabile di un “colpo di Stato ibrido”. L’accusa arriva dal leader di Uniti per la Catalogna (JxCat) Carles Puigdemont in un articolo per il portale di informazione “Politico”. Il leader indipendentista catalano ha ricordato che “la Corte suprema spagnola ha deciso di mantenere validi i mandati di arresto contro gli organizzatori del referendum sull’indipendenza catalana del 2017 malgrado il Parlamento di Madrid abbia approvato una legge di amnistia”. “Sono stato eletto al Parlamento della Catalogna e sono tra i politici e attivisti perseguitati a cui la legge dovrebbe applicarsi”, ha scritto Puigdemont. Tuttavia, ha lamentato Puigdemont, “lea seconda camera politicizzata della Corte Suprema ha deciso di ribellarsi a una legge che non le piace e di disobbedire a un Parlamento” che si è espresso in modo democratico. “Lo definisco un colpo di Stato ibrido”, ha accusato il leader di JxCat. “Sostenendo che i contributi volontari per finanziare il referendum, che non sono costati nulla agli spagnoli, equivalevano a un arricchimento personale, la Corte ha sostanzialmente ridefinito il reato di ‘appropriazione indebita’. La distorsione della realtà che si sta verificando per escluderci dall’ambito di applicazione della legge di amnistia è così surreale che non solo ignora la legge, ma prende anche in giro i legislatori spagnoli”, ha affermato Puigdemont. Il leader di JxCat ha detto di non essere “tornato in Catalogna per farsi arrestare” ma per “esercitare il diritto a resistere all’oppressione”. Puigdemont ha spiegato come ha raggiunto Barcellona in occasione del dibattito sull’investitura del socialista Salvador Illa a presidente della comunità autonoma, salvo poi riuscire a sfuggire alla polizia e lasciare di nuovo la Spagna. “Avevo promesso che sarei tornato in Catalogna per il dibattito sull’investitura del nuovo presidente della Catalogna” ed “era mio dovere prendere parte a questa importante discussione”, ha affermato. “I giudici politicizzati spagnoli hanno ordinato alla polizia catalana di sfruttare quest’opportunità per arrestarmi” e “il rischio di essere spedito in una prigione spagnola per anni era estremamente alto ma ho deciso comunque di tornare”, ha detto Puigdemont. “Nel pomeriggio del 6 agosto sono riuscito a entrare in Catalogna e dirigermi a Barcellona senza essere scoperto. Due giorni più tardi sono riuscito ad attraversare alcune vie” per partecipare a un evento pubblico a pochi metri dal Parlamento catalano. “Volevo andare in Parlamento ma un cordone di polizia lo ha reso impossibile. Se ci avessi provato, sarebbe equivalso ad arrendersi alle autorità giudiziarie, che a mio avviso non hanno l’autorità per perseguirmi”, ha spiegato Puigdemont. “Quando un giudice si rifiuta di applicare una legge democratica (quella di amnistia), questa è una forma di oppressione”, ha lamentato il leader di JxCat. Dopo aver parlato nel centro di Barcellona l’8 agosto, Puigdemont ha di nuovo lasciato la Spagna. “La mia esfiltrazione ha avuto successo”, ha detto spiegando di aver attraversato il confine con la Francia, ma “spero che un giorno la giustizia ritorni nelle corti spagnole e che i giudici rispettino una legge approvata dal Parlamento, affinché possa ritornare a casa in modo permanente”, ha concluso Puigdemont.
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