Cosa si mangia a Capodanno nel resto del mondo?

Dic 31, 2023 - 17:09
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Cosa si mangia a Capodanno nel resto del mondo?

Cosa si mangia a Capodanno nel resto del mondo? In Italia non c’è veglione senza lenticchie e cotechino, considerate portafortuna in vista dell’anno che verrà. Rigorosamente da consumare allo scoccare della mezzanotte, queste pietanze fanno ovviamente da appendice alla cena, per la quale non esiste un menu standard. Se siete ancora indecisi su cosa mettere a tavola a San Silvestro, qualche idea catturata in giro per il pianeta potrebbe essere illuminante. Nel mondo si dà il benvenuto al nuovo anno degustando zuppe di noodles, involtini di foglie di mais, maialini di marzapane e altro ancora. Un gustoso antipasto è rappresentato dai tamales, i tradizionali involtini messicani preparati con un impasto di mais ripieno di carne e verdura, avvolti in foglie di pannocchia. Chi ha frequentato almeno una volta nella sua vita un ristorante sudamericano, non può non averli assaggiati (o quantomeno letti nel menu…). La preparazione è semplice e, in base alla quantità, si può scegliere se servirli prima della portata principale o come secondo. Senza volersi allontanare troppo, invece, in Argentina c’è molta Italia nel piatto tipico. Quello più atteso del 31 dicembre è il vitel tonè, un grande classico anche sulle tavole del Bel Paese. Negli Stati Uniti va per la maggiore l’Hoppin’ John, un piatto a base di riso e fagioli. A scandire il menu della serata è però il motto che si traduce in “fagioli per i penny, verde per i dollari e pane di mais per l’oro”: come trasferirlo in cucina? A buon intenditor poche parole. Sarà infatti sufficiente servirsi di fagioli, cavoli, spinaci e pane di mais per sperare in un anno economicamente migliore. Se siete amanti della cucina asiatica, in Giappone vanno per la maggiore i toshikoshi soba. Si tratta dei celeberrimi noodles che, a seconda della zona, vengono proposti in varianti diverse. Tornando nel Vecchio Continente, invece, si può scegliere di tutto e di più. In Spagna il rito propiziatorio per l’anno nuovo non richiede particolari abilità ai fornelli. Basta infatti mangiare 12 acini di uva (uno per mese) per confidare nella fortuna. Altrettanto semplice da rispettare è la tradizione turca, che consiste nella rottura di un melograno e nell’assaggio dei suoi chicchi. In Belgio e Olanda ci vanno più pesanti. Qui il piatto tipico del Capodanno sono le Oliebollen, ossia palline di pasta fritta condite con uvetta e ribes, oppure con scorza d’arance candite. Non troppo diversa è l’usanza georgiana: i gozinaki sono infatti dolci fatti di frutta secca caramellata. Austria e Germania affidano invece la buona sorte ai marzipanschwein, i maialini di marzapane, Norvegia e Danimarca rispondono con la Kransekake, una torta multistrato. Se volete sentirvi scandinavi, però, fate attenzione alle date: questo dolce va preparato rigorosamente con un giorno d’anticipo. La decorazione è invece soggettiva e lascia spazio alla fantasia: dalle bandierine ai nastri, senza mai dimenticare la glassa.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv