Divisioni nell’UE sulla gestione del carico migratorio: più soldi che accoglienza
Secondo recenti discussioni tra i ministri dell’Immigrazione e degli Affari Interni dell’UE a Lussemburgo, i Paesi membri sono profondamente divisi su come distribuire responsabilmente il carico migratorio. La nuova normativa europea prevede che la Commissione identifichi i Paesi sotto pressione migratoria e che gli altri Stati decidano se accogliere richiedenti asilo o contribuire economicamente e con personale. Tuttavia, molti governi preferiscono finanziare piuttosto che aumentare il numero di migranti accolti nei loro territori, citando problemi legati alla capacità di accoglienza ormai al limite. Questa riluttanza a ospitare più richiedenti asilo rischia di far emergere un sistema complesso di “compensazioni” tra Stati, spostando di fatto la gestione delle domande senza un’effettiva redistribuzione delle persone. La situazione è aggravata dai precedenti di Italia e Grecia, spesso designati come Paesi più esposti, che hanno difficoltà a gestire efficacemente le domande di asilo. Inoltre, manca un accordo sul riconoscimento obbligatorio delle decisioni in materia di asilo tra Stati membri, ostacolando ulteriormente la cooperazione. Esperti mettono in guardia sui rischi politici di un possibile fallimento, che potrebbe portare al ritorno di controlli alle frontiere interne e a una spirale di tensioni politiche, con il rafforzamento di forze politiche estreme. Rispetto alla crisi migratoria del 2015, però, il contesto politico attuale appare più frammentato e caratterizzato da una maggiore chiusura da parte dei governi nazionali.
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