Gaza: Israele non rinnova il visto del capo ufficio dell’Onu a Gerusalemme
Non potrà restare nei Territori palestinesi, a «espirare la polvere e annusare gli odori delle condizioni di vita a Gaza», per poterle raccontare al mondo: Andrea De Domenico, capo dell’Ufficio dell’Onu che coordina gli aiuti alla popolazione di Gaza e della Palestina , dovrà lasciare Gerusalemme, perché «le autorità israeliane non gli hanno rinnovato il visto per continuare a lavorare per conto dell’Onu (e cioè di tutti noi) nei Territori occupati palestinesi». Lo fa sapere la Fondazione PerugiAssisi, che ha diffuso alcuni stralci della sua ultima conferenza stampa. «Una gigantesca catastrofe è in corso nella Terra Santa ma nessuno (dei potenti) vuole fermare la violenza – commenta la Fondazione, che il 21 settembre ospiterà De Domenico ad Assisi – Chi ha conosciuto Andrea De Domenico e la passione, l’impegno, il sacrificio, la serietà, l’accuratezza e l’equilibrio con cui ha svolto il suo lavoro sa che si tratta di un nuovo, ulteriore, gravissimo attacco all’Onu, alla legalità, al diritto internazionale e alla comunità delle persone che si prodigano per soccorrere le vittime della violenza più insopportabile – continua la Fondazione -. L’Onu è in grande difficoltà e questo non è certamente il problema più grande che deve affrontare. Ma le autorità italiane e i governi europei non hanno nulla di dire e da fare? Il pericolo è diventare immuni al dolore». Come ha ricordato De Domenico in conferenza stampa, «a novembre il segretario generale dell’Onu ha detto che Gaza stava diventando un cimitero per bambini. Purtroppo aveva ragione, questo è diventata Gaza. La comunità internazionale, il mondo, deve rispondere alla domanda: quanta sofferenza umana può essere tollerata in nome della sicurezza? Quanti bambini devono rimanere orfani? Quanti anziani devono morire? Quanti bambini devono essere privati della loro infanzia? Quanti civili devono pagare il prezzo più alto per questo? La comunità internazionale – ha detto de Domenico – deve contribuire a trovare un percorso di pace e coesistenza tra i popoli che eviti guerre, conflitti e sofferenze». A preoccupare è anche «la crescente rabbia nei confronti di Israele – ha aggiunto -. Risvegliare le forze oscure che potrebbero alimentare l’antisemitismo. Le Nazioni Unite continuano a chiedere a tutti i leader di alzare la voce contro l’antisemitismo, il bigottismo antimusulmano e i discorsi di odio di ogni tipo, che non fanno altro che rafforzare la discriminazione, la stigmatizzazione e l’emarginazione. Il linguaggio disumanizzante che incita alla violenza non è mai accettabile. In questi mesi – ha riferito De Domenico – ho assistito alla sistematica disumanizzazione dei civili a Gaza e in Cisgiordania. Quello a cui ho assistito negli ultimi 10 mesi è l’assoluto esaurimento fisico e psicologico di un’intera popolazione. La gente di Gaza è stata privata del solo pensiero di ciò che potrebbe portare loro il domani. Il pericolo per me, per chiunque lavori a Gaza, per l’umanità è diventare immuni all’orrore. Come posso spiegarlo ai miei figli? Quale sarà la nostra credibilità quando promuoveremo il diritto internazionale umanitario e i diritti umani in altri contesti?». Per De Domenico, «abbiamo bisogno di giornalisti internazionali a Gaza, di rappresentanti degli Stati membri. Solo respirando la polvere e annusando gli odori delle condizioni di vita a Gaza il mondo si renderà conto di ciò che sta accadendo. Non è un pensiero retorico, in questa terra non ci sarà pace senza giustizia. In nome dell’umanità, abbiamo bisogno di un cessate il fuoco e di una pace duratura non solo per le persone in Palestina e in Israele, ma per tutti noi come esseri umani».
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