Guerra in Sudan, una nuova inchiesta accusa le Forze armate sudanesi di violenze etniche sui civili
A oltre due anni dall’inizio della guerra civile in Sudan, una nuova inchiesta giornalistica accusa le Forze armate sudanesi (Saf) di aver condotto una campagna sistematica di violenze contro civili su base etnica nello Stato di al Jazira, nel centro del Paese. Le conclusioni emergono da un’indagine durata mesi realizzata da Lighthouse Reports in collaborazione con Cnn, e pubblicata anche da Sudan War Monitor e dal quotidiano olandese Trouw.
Secondo il rapporto, dopo la riconquista della città di Wad Madani all’inizio del 2025 – rimasta per oltre un anno sotto il controllo delle Forze di supporto rapido (Rsf) – l’esercito e milizie alleate, tra cui le Sudan Shield Forces, avrebbero sfruttato l’operazione di “bonifica” annunciata ufficialmente per colpire in modo mirato comunità civili non arabe, in particolare i Kanabi. Si tratta di una comunità agricola composta in larga parte da sudanesi neri, originari di Darfur e Kordofan, trasferitisi nella regione a partire dagli anni Cinquanta come manodopera e da decenni marginalizzati dallo Stato.
L’inchiesta documenta attacchi iniziati già nell’ottobre 2024, prima della riconquista di Wad Madani, e proseguiti per mesi dopo, con accuse di uccisioni di massa, violenze etniche, incendi di villaggi, fosse comuni e corpi gettati nei canali. Attraverso la verifica di centinaia di video, l’analisi di immagini satellitari e interviste sul campo a sopravvissuti e informatori interni alle Saf, i giornalisti hanno ricostruito un quadro di operazioni militari mirate contro i civili e di tentativi di occultamento delle prove.
Lighthouse Reports e Cnn riferiscono di aver confermato, secondo uno standard di verifica a tre fonti, almeno 59 attacchi contro villaggi Kanabi tra ottobre 2024 e maggio 2025, mentre altri 87 episodi sono stati segnalati da fonti locali e testimonianze raccolte. Sono stati inoltre geolocalizzati oltre 50 video che mostrerebbero la presenza delle Saf, attacchi contro civili, incendi e sepolture di massa.
Le Saf e il Servizio generale di intelligence non hanno risposto alle richieste di commento sull’indagine. Le Sudan Shield Forces hanno invece negato di colpire civili in base all’etnia, sostenendo che le proprie truppe rispettano il diritto internazionale umanitario. Fonti di alto livello citate nell’inchiesta indicano tuttavia che gli ordini per la campagna sarebbero arrivati dai vertici delle Forze armate e da influenti ambienti islamisti che esercitano pressioni sulla leadership militare.
L’inchiesta si inserisce in un contesto di accuse diffuse di crimini contro i civili nel conflitto sudanese. Le Rsf e il loro leader Mohamed Hamdan Dagalo sono stati sanzionati da Stati Uniti e Unione europea per gravi violazioni dei diritti umani, mentre il comandante dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan è anch’egli soggetto a sanzioni, sebbene – secondo il rapporto – le presunte responsabilità delle Saf siano rimaste finora in gran parte nell’ombra.
Secondo le stime citate dagli autori, la guerra in Sudan avrebbe già causato oltre 150.000 morti, in quella che le Nazioni Unite definiscono la più grave crisi umanitaria al mondo.
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