I salari reali sono calati in Giappone dell’1,3 per cento su base annua
I salari reali sono calati in Giappone dell’1,3 per cento su base annua nel mese di febbraio, segnando la 23ma contrazione mensile consecutiva. Lo certificano i dati pubblicati oggi dal ministero del Lavoro giapponese, che confermano come gli aumenti salariali nel Paese non riescano a tenere il passo dell’inflazione. L’unica parentesi di contrazione dei salari reali di pari durata registrata in Giappone risale al periodo da settembre 2007 a luglio 2009, durante la crisi finanziaria globale innescata dal crollo di Lehman Brothers. La contrazione dei salari reali registrata da febbraio è superiore di due decimi di punto a quella registrata a gennaio, ma inferiore a quella dell’intero 2023, che era stata pari al 2,5 per cento. La Banca del Giappone (BoJ) ha peggiorato la valutazione delle economie di 7 regioni del Paese asiatico su nove, pur mantenendo la valutazione complessiva secondo cui l’economia giapponese si sta riprendendo gradualmente. In un rapporto sulle economie regionali pubblicato la scorsa settimana, la banca centrale ha anche espresso l’auspicio che le piccole e medie imprese aumentino i salari quanto le grandi compagnie, che quest’anno hanno negoziato coi sindacati aumenti salariali senza precedenti, ma che rappresentano complessivamente soltanto il 16 per cento della forza lavoro giapponese. “Conforti aumenti salariali sostenuto per due anni consecutivi, le aziende stanno mutando l’approccio all’aumento del costo del lavoro” concentrandosi su fattori come l’aumento degli investimenti e l’ottimizzazione delle operazioni, afferma il rapporto della banca centrale, che ammette però i preoccupanti segnali di debolezza dei consumi e della produzione in alcune regioni del Paese. La Banca del Giappone ha ridotto gli acquisti di obbligazioni sovrane giapponesi del 36 per cento nel corso dell’anno fiscale 2023-2024, che si è appena concluso. Lo certificano i dati pubblicati il primo aprile dalla banca centrale, secondo cui il totale delle obbligazioni emesse dallo Stato giapponese e acquistate dalla BoJ nell’anno fiscale appena trascorso è ammontato a 87.600 miliardi di yen (circa 579 miliardi di dollari al tasso di cambio attuale). La BoJ ha approvato il 19 marzo una importante svolta politica, decidendo di porre fine alla politica dei tassi di interesse negativi che manteneva da 17 anni, e ai programmi di controllo della curva dei rendimenti, oltre agli acquisti di fondi Etf e di altri prodotti di rischio finanziari. La decisione è stata assunta al termine di una riunione politica di due giorni intrapresa ieri. La BoJ ha deciso di guidare i tassi di prestito overnight sino allo 0-0,1 per cento. La Banca del Giappone era l’unica tra le banche centrali delle principali economie globali a mantenere ancora tassi di interesse negativi, a dispetto della forte accelerazione dei tassi di inflazione seguiti alla pandemia di Covid-19. La decisione segue l’annuncio degli aumenti salariali record conseguiti dalla confederazione sindacale giapponese Rengo la settimana precedente. La banca centrale giapponese attendeva proprio i risultati formali dei negoziati salariali tra le grandi aziende e la confederazione sindacale giapponese. Prima di abbandonare i tassi negativi, infatti, la BoJ intendeva assicurarsi che il Paese possa sostenere stabilmente un tasso di inflazione attorno al 2 per cento. L’ultimo aumento dei tassi di riferimento stabilito dalla banca centrale giapponese risale a febbraio 2007, prima della crisi finanziaria globale dell’anno successivo. Rengo, la più grande confederazione sindacale del Giappone, ha annunciato di aver negoziato aumenti salariali medi del 5,28 per cento durante l’annuale sessione di contrattazioni con le grandi aziende giapponesi, nota come “shunto”. Gli aumenti, che scatteranno il mese prossimo, con l’inizio del nuovo anno fiscale, sono i più alti concessi dalle aziende giapponesi dal 1991 ad oggi. I negoziati con grandi aziende come Toyota, Hitachi e Panasonic si sono conclusi questa settimana, e molte aziende hanno accolto appieno le richieste sindacali. Nippon Steel ha concesso un aumento dei salari mensili pari al 14 per cento, addirittura superiore a quanto richiesto dai sindacati. Il Giappone ha scongiurato una recessione tecnica nel terzo trimestre dell’anno fiscale ormai concluso (ottobre-dicembre 2023) conseguendo un tasso di crescita destagionalizzato dello 0,4 per cento grazie al significativo apporto della spesa in conto capitale, ma la debolezza dei consumi privati grava sulle prospettive di crescita della seconda economia asiatica. Lo certificano i dati pubblicati questa settimana dal governo giapponese, che hanno rivisto al rialzo il dato relativo al Pil corretto per gli effetti dell’inflazione, da -0,4 a più 0,4 per cento. Si tratta di uno sviluppo positivo anche per la politica monetaria della banca centrale giapponese, che potrebbe porre fine entro aprile alla politica dei tassi di riferimento negativi.
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