Il Sudafrica si appella alla Corte internazionale di giustizia (Icj) sulle operazioni di guerra di Israele
Il governo del Sudafrica ha presentato una richiesta urgente alla Corte internazionale di giustizia (Icj) per valutare se la decisione annunciata da Israele di estendere le operazioni militari a Rafah, che è l’ultimo rifugio per gli sfollati a Gaza, richieda che la corte utilizzi il suo potere di prevenire “ulteriori imminenti violazioni dei diritti dei palestinesi a Gaza”. Lo afferma la presidenza di Pretoria in una nota, precisando che, ai sensi dell’articolo 75, comma 1, del Regolamento della Corte, “la Corte può decidere in qualsiasi momento di esaminare proprio motu se le circostanze del caso richiedano l’indicazione di misure provvisorie che dovrebbero essere adottate o rispettate da parte di uno o tutti i soggetti partiti”. In una richiesta presentata alla Corte ieri, 12 febbraio 2024, il governo sudafricano ha affermato “di essere seriamente preoccupato che l’offensiva militare senza precedenti contro Rafah, annunciata dallo Stato di Israele, abbia già portato e si tradurrà in ulteriori attacchi su vasta scala, uccisioni, danni e distruzioni. Ciò rappresenterebbe una violazione grave e irreparabile sia della Convenzione sul genocidio che dell’ordinanza della Corte del 26 gennaio 2024”, conclude la nota. Lo scorso 26 gennaio la Corte dell’Aia, pronunciandosi in merito alla richiesta presentata dal Sudafrica per condannare i presunti crimini di genocidio commessi dai militari di Israele nella Striscia di Gaza, ha stabilito che Israele e il suo esercito devono adottare tutte le misure in loro potere per non commettere gli atti di genocidio definiti dalla relativa Convenzione, devono prevenire e punire l’incitamento pubblico a commettere il genocidio, e devono consentire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Contrariamente alle aspettative di alcuni esperti, la Corte non ha chiesto a Israele di fermare l’operazione militare a Gaza, lanciata il 7 ottobre 2023 dopo l’attacco del movimento islamista palestinese Hamas, costato la vita a 1.200 persone. Al contempo, la Corte ha chiesto ai gruppi armati di Gaza di rilasciare i 136 ostaggi. Dall’inizio dell’offensiva israeliana, nella Striscia di Gaza sono state uccise oltre 25 mila persone, anche se non è chiaro quanti siano i civili e quanti siano miliziani dei gruppi armati Hamas e Jihad islamica. La reazione della leadership israeliana è stata unanime nel ribadire il diritto all’autodifesa. Plauso da parte della politica palestinese, che ha definito la sentenza “un importante promemoria del fatto che nessuno Stato è al di sopra della legge o fuori dalla portata della giustizia”. L’Ue, da parte sua, si aspetta la piena, immediata ed effettiva attuazione della sentenza. La Corte si è pronunciata in seguito alla richiesta presentata dal Sudafrica per condannare i presunti crimini di genocidio commessi dai militari di Israele nella Striscia di Gaza. Nel corso della lettura della sentenza, la presidente della Corte, Joan E. Donoghue, ha spiegato che l’organismo internazionale ha respinto la richiesta di Israele di archiviare il caso per crimini di genocidio nella Striscia di Gaza presentata dal Sudafrica. Per la Corte, alcune delle azioni delle Forze di difesa israeliane (Idf) compiute nella Striscia di Gaza consentono al tribunale dell’Aia “di esaminare il caso sulla base dell’articolo 9 della Convenzione sul genocidio”. Esprimendo preoccupazione per le vittime civili, Donohogue ha detto che “il 93 per cento della popolazione nella Striscia di Gaza rischia la fame e centinaia di migliaia di bambini non hanno accesso all’istruzione”. Nella sentenza, la Corte ha inoltre stabilito che Israele deve impedire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di violazione della convenzione sul genocidio, e che Israele deve presentare un rapporto alla Corte su tutte le misure adottate in risposta a quest’ordine entro un mese da oggi. La Corte ha invitato Israele ad adottare misure per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza, affermando che ritiene che vi sia il rischio che “saranno causati danni irreparabili, che lederanno i diritti fondamentali dei cittadini”. Durante l’udienza dell’11 e 12 gennaio, Pretoria aveva chiesto alla Corte internazionale di giustizia l’immediata sospensione dell’operazione militare lanciata dalle Forze di difesa israeliane (Idf) a Gaza, dopo l’attacco del movimento islamista Hamas in Israele, avvenuto il 7 ottobre scorso. Nelle raccomandazioni dell’organismo internazionale, tuttavia, non compare la richiesta di cessare le ostilità nella Striscia, come previsto in precedenza dagli esperti legali israeliani. Le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia sono giuridicamente vincolanti, ma non è chiaro se Israele le rispetterà.
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