Il tentato golpe in Benin sventato dal decisivo intervento della Cedeao con la regia della Francia

Dic 12, 2025 - 00:32
Dic 10, 2025 - 08:34
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Il tentato golpe in Benin sventato dal decisivo intervento della Cedeao con la regia della Francia

Sembra essere tornata la calma in Benin dopo il tentato colpo di Stato di domenica scorsa, 7 dicembre, che per alcune ore aveva fatto temere un’altra presa del potere da parte di una giunta militare, dopo quelle avvenute con successo nei vicini Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger. Tutto ha avuto inizio nelle prime ore di domenica, quando un gruppo di militari ha rivendicato in diretta televisiva la destituzione del presidente Patrice Talon e la nomina, al suo posto, del tenente colonnello Pascal Tigri come presidente di un Comitato di rifondazione militare. I golpisti hanno inoltre annunciato di aver sospeso la Costituzione e di aver sciolto tutte le istituzioni e i partiti politici, nonché di aver chiuso le frontiere del Paese. Al termine di ore convulse, il presidente Talon ha in seguito pronunciato un discorso alla nazione nel quale ha annunciato il fallimento del tentato golpe, assicurando che la situazione è “totalmente sotto controllo”. Il ministero dell’Interno ha inoltre comunicato l’arresto di 13 militari in relazione al tentativo di golpe, mentre due alti ufficiali di alto rango delle forze armate del Benin sono stati rilasciati 24 ore dopo essere stati rapiti dai golpisti: si tratta del capo di Stato maggiore dell’esercito, Abou Issa, e del capo della Guardia nazionale, Gomina Faizou.

Contrariamente a quanto avvenuto nei precedenti golpe in altri Paesi nel Sahel, decisivo è stato in questo caso l’intervento della forza di riserva della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), il blocco regionale sostenuto dalla Francia, che è intervenuto tempestivamente per impedire che questa volta il colpo di Stato andasse in porto. A guidare la risposta regionale al tentativo di golpe è stata la Nigeria, la cui presidenza ha confermato l’invio di aerei da combattimento dell’Aeronautica militare per prendere il controllo dello spazio aereo del Benin. Abuja ha inoltre fatto sapere di aver inviato anche truppe di terra a supporto delle forze armate del Benin. Il governo di Cotonou, ha affermato l’ufficio del presidente Bola Tinubu in una nota, ha anche richiesto l’intervento delle forze di terra nigeriane “solo per missioni approvate dall’autorità di comando del Benin a sostegno della protezione delle istituzioni costituzionali e del contenimento dei gruppi armati”, confermando che “tutte le richieste sono state soddisfatte e che le forze di terra nigeriane sono ora in Benin”. In precedenza la Cedeao aveva dichiarato di aver ordinato l’immediato dispiegamento in Benin di “elementi” della sua forza di riserva in seguito al tentativo di colpo di Stato. Militari provenienti da Nigeria, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Ghana sono stati inviati per “sostenere il governo e l’esercito repubblicano del Benin nel preservare l’ordine costituzionale e l’integrità territoriale della Repubblica del Benin”, ha affermato il blocco in una dichiarazione. “Se ci sarà un colpo di Stato, la Cedeao sarà disposta a intervenire”, si legge nella nota.

Secondo quanto riferito da fonti citate dall’emittente “Rfi”, fin dai primi colpi sparati dai golpisti, il Benin ha chiesto aiuto a due Paesi: Nigeria e Costa d’Avorio. Ciò ha portato a intense telefonate e conferenze virtuali intercorse nella giornata di domenica tra i capi di Stato dell’Africa occidentale, che hanno infine deciso di dispiegare la forza di riserva Cedeao per evitare il ripetersi di una situazione analoga a quella avvenuta in Niger nel luglio 2023, quando l’indecisione e la mancanza di accordo tra i Paesi membri aveva spianato la strada ai golpisti e alla destituzione del presidente Mohamed Bazoum. A insistere per l’intervento, secondo le stesse fonti di “Rfi”, sarebbe stato principalmente il presidente della Sierra Leone, Julius Maada Bio, che detiene la guida di turno della Cedeao, secondo il quale una mancata risposta da parte dell’organizzazione regionale ne avrebbe compromesso la credibilità in maniera irreversibile. L’intervento della Cedeao, come prevedibile, ha irritato i Paesi membri della Confederazione degli Stati del Sahel (Aes), vale a dire Burkina Faso, Mali e Niger, i quali hanno denunciato la violazione del proprio spazio aereo dopo che un aereo militare nigeriano è atterrato ieri sul suolo del Burkina Faso.

In una dichiarazione congiunta trasmessa sui canali televisivi dei tre Paesi, la Confederazione – un’alleanza strategica fondata nel 2023 e formalizzata nel 2024 dai tre Paesi governati da giunte militari entrate saldamente nell’orbita della Russia – ha fatto sapere che “un aereo di tipo C-130 appartenente all’Aeronautica militare della Repubblica federale della Nigeria è stato costretto ad atterrare a Bobo-Dioulasso, in Burkina Faso, a seguito di una situazione di emergenza in volo mentre operava nello spazio aereo del Burkina Faso. È stata avviata un’indagine che “ha rivelato che questo aereo militare non era autorizzato a sorvolare il Burkina Faso”, si legge nella dichiarazione, letta dal ministro della Sicurezza e della Protezione civile del Mali, Daoud Aly Mohammedine. La Confederazione degli Stati del Sahel ha quindi “condannato con la massima fermezza questa violazione del suo spazio aereo e della sovranità dei suoi Stati membri”, parlando di “atto ostile compiuto in violazione del diritto internazionale e delle normative internazionali in materia di aviazione civile e militare” e annunciando lo stato di allerta da parte delle difese aeree e antiaeree dello spazio aereo della Confederazione. In una dichiarazione separata, l’Aeronautica militare nigeriana (Naf) ha fornito la propria versione dell’accaduto citando il dirottamento di un aereo C-130 della Naf durante la sua missione di trasferimento in Portogallo per un problema tecnico. “Dopo il decollo da Lagos, l’equipaggio ha riscontrato un problema tecnico che ha reso necessario un atterraggio precauzionale a Bobo-Dioulasso, in Burkina Faso, l’aeroporto più vicino, in conformità con le procedure di sicurezza standard e i protocolli aeronautici internazionali. L’equipaggio della Naf è sano e salvo ed è stato accolto calorosamente dalle autorità locali. Sono in corso i piani per riprendere la missione come previsto”, si legge nella dichiarazione.

Non è chiaro se l’episodio sia collegato alla risposta della Cedeao al tentativo di golpe in Benin, tuttavia conferma lo stato di alta tensione esistente tra le giunte golpiste del Sahel e l’organizzazione regionale, già ai ferri corti da anni. Il tentativo di golpe, peraltro, è stato sventato grazie all’intervento diretto da parte della Francia, stretta alleata del presidente Talon, preoccupata per le conseguenze che la sua caduta avrebbe potuto avere su ciò che resta della sua influenza nella regione del Sahel. L’intervento della Cedeao, come confermato oggi dall’Eliseo, ha infatti ottenuto il sostegno logistico di Parigi, che ha fornito supporto “in termini di sorveglianza, osservazione e logistica” alle forze armate del Benin, su richiesta delle autorità di Cotonou. Il presidente francese Emmanuel Macron, ha dichiarato ai giornalisti uno dei suoi consiglieri, ha inoltre guidato “uno sforzo di coordinamento” e “uno scambio di informazioni con i Paesi della regione”, tra cui lo stesso Talon, nonché le autorità di Nigeria e Sierra Leone, quest’ultima detentrice della presidenza della Cedeao. La situazione in Benin “ha causato grande preoccupazione al presidente della Repubblica, che ha condannato senza mezzi termini questo tentativo di destabilizzazione, fortunatamente fallito”, ha spiegato il portavoce dell’Eliseo, ricordando che la Cedeao ha già “subito una lunga serie di colpi di Stato”. “La Francia ha dato il suo pieno sostegno politico alla Cedeao, che ha compiuto uno sforzo molto importante questo fine settimana”. L’organizzazione regionale “ha deciso di sostenere il Benin in termini di sicurezza e difesa autorizzando l’intervento della forza di riserva della Cedeao per aiutare le forze lealiste del Benin a riprendere il controllo della situazione”, ha concluso la presidenza francese.

Il Benin, del resto, è rimasto ormai uno degli ultimi alleati della Francia nel Sahel, e un suo eventuale scivolamento nell’orbita russa – come già avvenuto con il Mali, il Burkina Faso e, soprattutto, con il Niger – significherebbe per Parigi una battuta d’arresto forse decisiva in una regione in cui l’influenza francese appare già fortemente ridimensionata. La presenza militare francese in Benin è peraltro finita in passato nel mirino delle giunte golpiste del Sahel, e in particolare di quella del vicino Niger, che nel dicembre 2023 ha accusato le autorità beninesi – d’intesa con Parigi – di addestrare terroristi sul loro territorio. Accuse respinte dal portavoce del ministero degli Esteri beninese, Wilfried Leandre Houngbedji, che le ha definite “invenzioni”. Anche lo Stato maggiore delle Forze armate francesi ha dichiarato in quel frangente che non esiste una base militare francese in Benin, precisando che l’unico rappresentante militare permanente nel Paese è l’addetto alla difesa dell’ambasciata e i consiglieri distaccati presso il ministero degli Esteri. Lo Stato maggiore ha tuttavia chiarito che possono essere dispiegati in Benin distaccamenti di addestramento operativo (Dio) temporanei e di breve durata, composti da personale militare delle Forze armate francesi in Senegal o delle Forze armate francesi in Costa d’Avorio, per supportare le Forze armate beninesi, su loro richiesta, attraverso esercitazioni di addestramento. Lo Stato maggiore francese ha inoltre specificato che la Francia possiede attualmente cinque basi militari in Africa: in Ciad, Senegal, Costa d’Avorio, Gabon e Gibuti.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv