Israele: 'Raffineria Haifa riattivata quando sarà ristabilita la connessione alla rete elettrica'
Il ministro dell’Energia israeliano, Eli Cohen, ha dichiarato che la raffineria di Bazan a Haifa, danneggiata dai missili iraniani che hanno causato la morte di tre lavoratori, tornerà pienamente operativa entro 30 giorni. Lo riferisce oggi il quotidiano economico “Globes”, secondo cui Cohen ha assicurato che, nonostante i danni subiti, l’impianto sarà riattivato non appena verrà ristabilita la connessione alla rete elettrica. Nel frattempo, il ministro ha chiarito che non è stato necessario ricorrere alle riserve strategiche nazionali di carburante. Il combustibile attualmente utilizzato dalle centrali elettriche – in particolare nelle ore serali, quando la domanda di energia raggiunge i massimi – proviene infatti dalle riserve operative che le società energetiche sono obbligate per legge a mantenere. Si tratta, secondo Cohen, di circa 100 ore di autonomia in gasolio. In parallelo, ha annunciato l’arrivo di nuove petroliere dirette verso Israele, senza però fornire dettagli sull’origine dei carichi o sulle modalità di protezione dei convogli. Cohen ha anche criticato l’azienda petrolifera Sonol, che ieri ha dichiarato di non essere più in grado di garantire l’intera gamma di prodotti ai clienti aziendali a causa dello stop temporaneo dell’impianto di Bazan. “Sonol dovrebbe chiedersi perché, mentre le altre compagnie hanno mantenuto ampie riserve, essa ha scelto di contare su scorte così limitate”, ha affermato il ministro. Per quanto riguarda la rete elettrica nazionale, il conflitto – ha spiegato Cohen – si sta verificando in una fase stagionale relativamente favorevole. Le temperature, sebbene già estive, non hanno ancora raggiunto i picchi di caldo, e questo consente un ampio ricorso alle fonti rinnovabili. In particolare, gli impianti solari stanno contribuendo fino al 40 per cento della domanda di energia nei giorni feriali e fino al 50 per cento nei fine settimana, almeno durante le ore diurne. Per le fasce serali, resta però necessario integrare con gas naturale, carbone e diesel – quest’ultimo considerato il carburante d’emergenza per eccellenza. Sempre secondo quanto riportato da “Globes”, il ministero dell’Energia ha avviato i preparativi per la ripresa parziale delle esportazioni di gas naturale verso l’Egitto e la Giordania, partendo dal giacimento di Tamar. I giacimenti Leviathan e Karish, invece, rimangono inattivi. Le esportazioni riprenderanno solo dopo aver soddisfatto completamente il fabbisogno interno del Paese, sia per il comparto elettrico che per quello industriale, ha chiarito Cohen. Il ministro ha anche stimato che la guerra potrebbe durare ancora alcune settimane, ma non si prevede al momento un’interruzione sistemica nei rifornimenti.
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