La minaccia di Kim Jong-un: 'Se aggrediti non esiteremo a porre fine alla Corea del Sud'
Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha dichiarato che se aggredita Pyongyang non esiterebbe a “porre fine” alla Corea del Sud. Lo riferiscono oggi i media di Stato nordcoreani, ricordando che il Nord, dotato di armi nucleari, ha proclamato Seul suo “nemico principale”, ha chiuso tutte le agenzie preposte alla riunificazione pacifica tra i due Paesi e ha minacciato una guerra in caso di violazioni territoriali di “0,001 millimetri”. “Se il nemico osasse ricorrere alla forza contro il nostro Paese, compiremmo una scelta audace che cambierebbe la storia, e non esiteremmo a mobilitare tutte le nostre forze per porre fine” alla Corea del Sud, ha dichiarato Kim secondo l’agenzia di stampa ufficiale “Korean Central News Agency” (“Kcna”). Secondo Kim, “la pace non è qualcosa da elemosinare o da trasformare in merce negoziale”. Le dichiarazioni del leader nordcoreano sono giunte in occasione di un evento organizzato dal ministero della Difesa per l’anniversario della fondazione dell’Armata del popolo coreano, le forze armate del Paese. Il mese scorso il leader della Corea del Nord ha chiesto di emendare la Costituzione del Paese per formalizzare l’abbandono dell’obiettivo della riunificazione pacifica tra le due Coree, definendo la Corea del Sud “primo Paese ostile” di Pyongyang e formulando l’impegno a “occuparne completamente” il territorio in caso di guerra. Durante un discorso tenuto martedì 16 gennaio di fronte alla 10ma sessione della 14ma Assemblea popolare suprema, Kim ha affermato che “nell’eventualità di una guerra nella Penisola coreana, è importante prendere in considerazione il tema di occupare, sopprimere e rivendicare completamente la Repubblica di Corea, e di annetterla al territorio della repubblica”, ha dichiarato Kim citando la Corea del Sud con il suo nome ufficiale. In linea con la situazione di aperta ostilità tra i due Paesi, che Kim aveva già proclamato nelle scorse settimane, la Corea del Nord ha deciso anche di abolire tre agenzie incaricate di promuovere il dialogo e la cooperazione intercoreana: si tratta del Comitato per la riunificazione pacifica del Paese, dell’Ufficio per la cooperazione economica nazionale e dell’Amministrazione per il turismo internazionale a Kumgangsan.
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