La pace è ancora lontana nella Striscia di Gaza
Gli Stati Uniti hanno esercitato di nuovo il diritto di veto nei confronti della bozza di risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite da parte della delegazione algerina per chiedere un “cessate il fuoco umanitario immediato” nella Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti avevano anticipato già sabato che non avrebbero sostenuto la bozza presentata dall’Algeria, per timore che questa avrebbe potuto mettere a rischio i colloqui in corso tra i rappresentanti di Usa, Egitto, Israele e Qatar per una nuova pausa umanitaria nella Striscia di Gaza. I negoziati mirano anche alla liberazione degli ostaggi che sono ancora nelle mani del movimento islamista palestinese Hamas, responsabile dell’attacco in Israele del 7 ottobre scorso, da cui, poi, è scaturita l’operazione israeliana nella Striscia di Gaza. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato di aver ucciso circa 12 mila dei 30 mila combattenti di Hamas a Gaza dall’inizio delle operazioni militari, durante le quali sono stati effettuati 31 mila attacchi dal 7 ottobre, di cui oltre 1.000 in Libano e decine in Cisgiordania. Tuttavia, l’operazione militare ha provocato anche un numero imprecisato di vittime civili. Secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute di Gaza dall’inizio dell’offensiva israeliana si contano 29.195 morti e 69.170 feriti. Al momento l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza prosegue e si concentra in modo particolare a Khan Yunis, nel sud dell’exclave. Incerto l’avvio di una missione operativa a Rafah, al confine con l’Egitto, dove si trovano oltre 1,5 milioni di sfollati palestinesi, fuggiti dagli scontri fra Idf e miliziani nel resto della Striscia. Sebbene il gabinetto di guerra israeliano abbia più volte annunciato di voler avviare l’operazione a Rafah, per la quale è richiesto un ampio numero di uomini e mezzi, la comunità internazionale e persino i principali alleati di Israele, gli Usa, hanno invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu ad astenersi per evitare una tragedia umanitaria. Quel che appare chiaro è l’avanzamento dei colloqui tra le cancellerie di Usa, Israele, Qatar ed Egitto per liberare gli ostaggi e consentire una tregua umanitaria. Tuttavia, mentre al Cairo è giunto il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, fonti palestinesi hanno invitato a non farsi illusioni. Ed è proprio il canale diplomatico aperto, citato dall’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, al Consiglio di sicurezza ad essere addotto come motivazione del veto alla proposta di Algeri. “Chiedere un cessate il fuoco immediato e incondizionato senza un accordo che richieda ad Hamas di liberare gli ostaggi non porterà a una pace duratura, ma potrebbe anzi estendere i combattimenti”, ha detto la diplomatica. Il testo presentato da Algeri ha ottenuto il sostegno di 13 Paesi membri del Consiglio, mentre il Regno Unito ha deciso di astenersi. Si tratta della terza volta in cui la delegazione Usa esercita il diritto di veto dall’esplosione del conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. “Votare a favore di questa bozza significa sostenere il diritto alla vita dei palestinesi, mentre opporsi significa sostenere la violenza brutale nei loro confronti”, ha detto l’ambasciatore algerino alle Nazioni Unite, Amar Bendjama, prima del voto. Un accordo che, se raggiunto, potrebbe portare a un “immediato e sostenibile periodo di calma a Gaza di sei settimane”. Nonostante ci siano ancora delle “divergenze” su alcuni “elementi chiavi”, la rappresentante Usa ha detto che l’accordo potrebbe effettivamente “aiutare a creare le condizioni” per la fine della guerra. “Capisco il desiderio del Consiglio di agire immediatamente, ma questo non ci può rendere ciechi di fronte alla realtà della situazione sul terreno”, ha aggiunto Thomas-Greenfield, evidenziando che i negoziati in corso sono “l’unico, ripeto, l’unico percorso disponibile” per la pace. Anticipando il veto, l’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha affermato che le azioni del Consiglio dovrebbero “aiutare, e non ostacolare, queste importanti trattative: e riteniamo che la bozza” presentata dall’Algeria “possa avere un impatto negativo”. La diplomatica statunitense ha aggiunto che un cessate il fuoco immediato e senza condizioni, senza “chiedere ad Hamas di liberare gli ostaggi, non porterebbe una pace duratura”. Gli Stati Uniti hanno anche presentato una bozza di risoluzione alternativa, in cui la dicitura “cessate il fuoco immediato” viene sostituita con il termine “temporaneo”. Nel testo Washington si oppone anche a un’operazione militare israeliana su larga scala nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Finora, gli Usa hanno sempre evitato di sostenere apertamente un cessate il fuoco, preferendo invece chiedere una “pausa umanitaria” per consentire la liberazione degli ostaggi e il rafforzamento degli aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese. Il nuovo testo è quindi espressione della frustrazione del governo federale statunitense nei confronti dell’esecutivo del premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
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