La Sardegna è la regione con la più alta percentuale di ex-fumatori
La Sardegna è la regione italiana con la più alta percentuale di ex-fumatori. Negli ultimi anni il 24,3 per cento dei sardi ha detto basta al fumo di sigaretta. Un dato confortante che però non basta, il numero di chi invece non cede al vizio è troppo alto, esponendo se stesso e gli altri a danni e conseguenze concrete. Il fumo passivo, infatti, genera gli stessi rischi di quello attivo, con la differenza che chi lo subisce non ha la possibilità di scegliere. Da questa considerazione nasce la carta dei diritti del non fumatore. Il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, ha recentemente pubblicato il report relativo al biennio 2021-2022, evidenziando un tasso di fumatori in Italia pari al 24.2 per cento. Riguardo al supporto medico per smettere di fumare, la Sardegna risulta al di sopra della media nazionale, con il 57.4 per cento degli intervistati che afferma di aver ricevuto il consiglio da parte del proprio medico. Gli effetti che il fumo passivo gioca sulla salute di coloro che non fuma sono deleteri. Ogni anno, sono oltre 600 mila le vittime del fumo passivo, rappresentando l’1 per cento di tutti i decessi nel mondo. Di queste, 165 mila sono morti bianche. Ancor più preoccupante è il fatto che la maggior parte dei decessi è causata da malattie ischemiche del cuore e da infezioni delle basse vie respiratorie, e di quelle che coinvolgono naso e bocca. I fumatori presentano un rischio di mortalità, a causa di problemi cardiaci, da 3 a 5 volte superiore rispetto ai non fumatori. Inoltre, secondo gli esperti, una persona che fuma per tutta la vita ha il 50 per cento di probabilità di morire a causa di una malattia correlata al fumo e potrebbe non vivere oltre i 45-54 anni. Il fumo di sigaretta costituisce la principale minaccia per la salute, non solo per il rischio di sviluppare tumori, ma anche per altre patologie polmonari come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che colpisce circa il 5 per cento della popolazione ed è associata a un elevato rischio di malattie cardiovascolari. L’importanza di contrastare l’abitudine al fumo ha generato numerose iniziative di prevenzione a livello nazionale e internazionale, sia promosse da associazioni private che avviate dai governi. In particolare, l’Italia è stata il primo grande Paese europeo a introdurre una normativa specifica, la legge 3/2003 “Tutela della salute dei non fumatori”, che regolamenta il consumo di tabacco in tutti gli spazi pubblici e privati chiusi. “La legge Sirchia ha avuto tangibili ricadute positive in termini di riduzione dei ricoveri ospedalieri per infarto acuto del miocardio e degli eventi coronarici acuti – afferma il dottor Paolo Serra, allergologo e immunologo del Policlinico Duilio Casula – Sarebbe auspicabile che la stessa legge possa essere emendata in senso restrittivo con l’equiparazione tra prodotti del tabacco di vecchia e nuova generazione, quindi con la limitazione imposta anche alle sigarette elettroniche e ai prodotti del tabacco riscaldati, oltre che l’estensione del divieto di pubblicità ai prodotti contenenti nicotina”.
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