Caro-condom e parti gratis, la Cina combatte le culle vuote
Caro-condom e parti gratuiti. La Cina mette in campo misure estreme per tornare a riempire le culle perché convincere i compagni e le compagne a fare più figli, dopo decenni di dissennata politica del figlio unico, è più difficile che vietarlo. E la marcia indietro, in un Paese che ha fatto della spinta sull'acceleratore la sua forza primaria, è la manovra più complicata anche se serve a disinnescare la bomba demografica sui conti pubblici e sulle prospettive di crescita a lungo termine. Dal primo gennaio, preservativi e altri contraccettivi saranno soggetti all'Iva del 13%, nell'ambito dell'approccio 'del bastone e della carota' del governo centrale per far aumentare le nascite. E' la prima mossa del suo genere in oltre 30 anni, dato che elimina l'esenzione di cui godevano dal 1993 i beni a lungo ritenuti fondamentali per rispettare la politica draconiana del figlio unico lanciata nel 1979 che fece crollare le nascite nell'esperimento più radicale di controllo demografico della storia moderna. E' stata ufficialmente abolita nel 2016, mentre nel 2021 è stato introdotta l'estensione a tre figli, ma con scarso successo. Ora, con un tasso di fertilità basso, intorno all'1% contro il 2,1% di soglia minima per il ricambio generazionale, il declino della popolazione appare fermare: le morti hanno superato le nascite dal 2022 e ridotto la popolazione di milioni di persone. L'India è diventato il Paese più popoloso del mondo e il suo distacco è destinato ad aumentare visto che il Dragone registra circa 9 milioni di bambini all'anno, la metà rispetto al 2013. Costi elevati, cambiamenti sociali e incertezza economica sono le ragioni primarie del crollo demografico: crescere un figlio costa non meno di 500.000 yuan fino alla maggiore età (63 mila euro, al netto dell'istruzione); le giovani donne danno più spazio alla carriera e all'indipendenza; e il precariato lavorativo, infine, condiziona la decisione di avere figli. Dal lato della 'carota', Pechino coprirà i costi del parto per tutti già dal 2026. L'obiettivo è raggiungere lo schema secondo cui "nessuna spesa sarà a carico del paziente", insieme a una migliore copertura per i controlli prenatali e per il sollievo dal dolore del parto stesso, hanno riferito i media statali. La Cina, pertanto, punta ad ampliare il programma nazionale di assicurazione sanitaria secondo un piano presentato lo scorso fine settimana a una conferenza nazionale sul tema tenutasi a Pechino, ha riferito l'agenzia Xinhua. Secondo un rapporto presentato dal direttore della National Healthcare Security Administration, Zhang Ke, il piano sarà il fulcro della più ampia iniziativa di fertilità che vuole ridurre l'onere finanziario per quanti desiderano formare una famiglia. "Miglioreremo adeguatamente il livello di copertura delle spese mediche prenatali, impegnandoci a raggiungere l'obiettivo nazionale di 'zero spesa diretta' per il parto", ha assicurato Zhang. Buoni propositi, tutta da verificare la risposta della popolazione.
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