Manovra, il governo chiede la fiducia in Aula al Senato
Il governo ha chiesto la fiducia al Senato sulla Manovra. L’Aula è chiamata all’esame del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, già approvato con la questione di fiducia dalla Camera. Il testo giunge all’Assemblea senza il mandato al relatore. Infatti il senatore Quitino Liris (Fd’I) si è dimesso da relatore in commissione Bilancio per “l’impossibilità di esaminare utilmente il provvedimento, di fronte agli oltre 800 emendamenti presentati dalle opposizioni”. Il senatore ha infatti comunicato le proprie dimissioni da relatore in Commissione. “L’auspicio è che non accada più quello che è successo questa volta, è acquisita un’abitudine che mentre aveva una giustificazione durante il Covid oggi non ha più giustificazione il fatto di essere arrivati a un monocameralismo”, ha detto. L’Aula esaminerà dunque il testo trasmesso dalla Camera dei deputati. La manovra, la cui entità complessiva ammonta a circa 30 miliardi di euro è attesa al Senato ed è probabile che il governo ponga la questione di fiducia, con il voto finale nella giornata di oggi, 28 dicembre. Numerose le misure presenti nel provvedimento, tra cui la riduzione strutturale del cuneo fiscale per i redditi fino a 40 mila euro e al passaggio a sole tre aliquote dell’Irpef. C’è poi la Web tax per le grandi aziende che superano, con i ricavi annuali, il tetto di 750 milioni di euro, e il taglio dell’Ires di quattro punti percentuali per le imprese che accantonano almeno l’80 per cento degli utili del 2024, e che reinvestono in azienda almeno il 30 per cento. Spazio poi alla cosiddetta norma “anti Renzi” sul divieto di incarichi retribuiti da Stati extra Ue per membri del governo e parlamentari, a meno di autorizzazioni specifiche. I titolari di cariche di governo e i parlamentari, ad esclusione di quelli eletti all’estero, non potranno accettare nel corso del loro mandato “contributi, prestazioni, controprestazioni e utilità” da soggetti privati o pubblici con sede o passaporto extra europeo. E’ saltato invece, in maniera definitiva, l’intervento sull’aumento degli stipendi dei ministri: viene stabilito che i ministri e i sottosegretari non parlamentari, non residenti a Roma, abbiano diritto a un rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni. Per finanziare tali voci di spesa si istituisce un apposito fondo con una dotazione di 500 mila euro annui, a decorrere dal 2025.
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