Mikhail Khodorkovsky, il noto dissidente russo accusa Putin: 'Responsabile per decesso Navalnyj'
Il presidente russo Vladimir Putin non ha alcuna credibilità e il suo regime è responsabile della morte di Aleksej Navalnyj. Lo ha detto Mikhail Khodorkovsky, il noto dissidente russo da anni residente a Londra, a “In Mezz’ora” su RaiTre, senza tuttavia mai nominare il titolare del Cremlino. “Se il leader di un paese prima avvelena il suo avversario, poi lo rinchiude dietro le sbarre, poi lo spedisce nell’estremo Nord, e poi improvvisamente il suo avversario muore, dopo essere apparso il giorno prima perfettamente in salute dinanzi al giudice, allora la versione secondo cui è successo tutto per puro caso e non c’è nessuno da incolpare – non ha nessuna credibilità”, ha detto Khodorkovsky. Per Khodorkovsky la morte del dissidente russo Aleksej Navalnyj mostra la vera faccia del regime di Vladimir Putin. “Razionalmente era possibile, ma dal punto di vista emotivo era difficile da credere. Aleksej era un politico di grande talento, un uomo molto coraggioso, che avrebbe potuto svolgere un ruolo molto importante nel futuro della Russia. Il fatto che sia stato il regime ad ucciderlo, lui è il secondo leader dell’opposizione ad essere ucciso dal regime, il primo è stato il mio amico Boris Nemtsov, dimostra la vera faccia di questo regime. Che è un regime assolutamente malavitoso”, ha detto Khodorkovsky. “Trovo difficile immaginare come si possa negoziare con un regime del genere su qualsiasi cosa da una posizione di debolezza. Penso che dovremmo dire con chiarezza che negoziare con questo regime illegittimo è possibile solo da una posizione di forza”, ha aggiunto il dissidente russo. Khodorkovsky non ha dubbi: “Il regime russo non consentirà lo svolgimento del funerale del dissidente russo Aleksej Navalnyj”. Secondo Khodorkovsky, “l’opposizione russa risponderà scendendo per le strade di Mosca, o nel giorno delle elezioni o nel giorno del funerale di Aleksej Navalnyj, sempre se questo funerale si terrà”. Il dissidente ha detto di auspicare che l’Occidente si mobiliti e che “davanti a tutto venga posto il destino dei prigionieri politici rimasti in Russia, fra questi ci sono gli altri due compagni di Boris Nemtsov, e sono Ilya Yashin e Vladimir Kara Murza. E’ il loro destino che deve preoccupare davvero l’Occidente, io spero proprio che al Cremlino venga chiesto che questi prigionieri politici vengano rilasciati al più presto”, ha detto il dissidente russo. “Il legame fra la morte del dissidente russo Aleksej Navalnyj e le elezioni presidenziali che si terranno a marzo in Russia è evidente”, ha sottolineato Khodorkovsky. “In Russia per candidarsi alla presidenza bisogna raccogliere un certo numero di firme”, ha spiegato il dissidente parlando della candidatura di Boris Nadezhdin. Inizialmente “a lui è stato permesso” di candidarsi “e tutti sapevano che si trattava di una persona totalmente dipendente dalle autorità ma, nonostante questo, è bastato che dicesse una cosa contro la guerra e subito centinaia di migliaia di russi si sono messi in fila per chiedere la sua candidatura. Così, dopo aver visto cosi tanta gente dell’opposizione, il Cremlino ha avuto paura, Nadezhdin è stato estromesso, ma loro non volevano rischiare e allora Navalnyj è stato ucciso”, ha concluso Khodorkovsky.
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