ONU, veto americano alla mozione su Gaza
risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un "cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente" tra Israele e Hamas a Gaza, nonché il rilascio di tutti gli ostaggi e l'accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari all’interno dell'enclave assediata dove la mancanza di generi di prima necessità rappresenta da tempo un’emergenza assoluta. Secondo l'ambasciatrice statunitense ad interim presso le Nazioni Unite, Dorothy Shea, il veto degli Usa è stato deciso in quanto l’approvazione della risoluzione proposta “minerebbe gli sforzi diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco che rispecchi la realtà sul campo e darebbe coraggio ad Hamas”. A proporre il documento erano stati 10 paesi nel consiglio composto da 15 membri. Tranne gli Usa, tutti gli altri 14 paesi hanno votato a favore della bozza.
Nel contesto della paralisi del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in seguito al nuovo veto americano, l'ambasciatore palestinese, Riyad Mansour, ha lanciato un appello a tutte le capitali. “Ogni Paese ha l'obbligo di agire. Agire ora, agire con fermezza, agire per porre fine all'impunità, agire per porre fine alle atrocità. Agire per l'umanità”, ha implorato, annunciando che si sarebbe rivolto all'Assemblea Generale per una nuova votazione. “Non perdete altro tempo ", ha risposto l'ambasciatore israeliano Danny Danon, attaccando la bozza di risoluzione che a suo dire “mina” gli sforzi umanitari. “Nessuna risoluzione, nessun voto ci ostacolerà” nel riportare indietro tutti gli ostaggi, ha insistito.
Washington ha comunque dovuto affrontare dure reazioni da parte degli altri membri del Consiglio di sicurezza per il suo veto al cessate il fuoco immediato e dell'accesso umanitario a Gaza. La decisone statunitense “trasmette il messaggio estremamente pericoloso che le vite di due milioni di palestinesi non contano”, ha criticato aspramente l'ambasciatore pakistano Asim Iftikhar Ahmad, considerandolo un “via libera all'annientamento” dei palestinesi a Gaza e una “macchia morale sulla coscienza” del Consiglio. “Il silenzio non può difendere i morti, non può tenere le mani dei morenti, non può affrontare le ingiustizie”, ha aggiunto il suo omologo algerino, Amar Bendjama. “Mentre l'umanità viene messa alla prova in diretta da Gaza, questa bozza di risoluzione è nata dal nostro comune senso di responsabilità. Responsabilità verso i civili di Gaza” e gli ostaggi, “responsabilità di fronte alla storia”, ha insistito l'ambasciatore sloveno Samuel Zbogar. “Rammarico” per la decisione Usa è stato espresso invece da Parigi e Londra mentre Pechino, tramite l'ambasciatore all’Onu, Fu Cong, ha invitato l’amministrazione trumpiana ad “abbandonare i calcoli politici”.
Intanto nella Striscia continua a scorrere il sangue. Mahmoud Bassal, portavoce dell'organizzazione umanitaria Gaza Civil Defense, ha dichiarato questa mattina che dieci civili sarebbero stati uccisi dagli attacchi israeliani iniziati all'alba. Una casa in un quartiere nel sud-est di Gaza City, un'area che ospita sfollati a Khan Younis, nel sud dell'enclave palestinese, e una casa a Deir el-Balah, nel centro, sarebbero state prese di mira dai raid dello Stato ebraico.
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