Processo Tirreno Power, assoluzione piena per tutti gli imputati
Si è concluso con l'assoluzione piena per tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste” il processo che vedeva a giudizio 26 tra manager ed ex manager della Tirreno Power, centrale elettrica di Vado Ligure (Savona), accusati di disastro ambientale e sanitario colposo.
Era iniziato nel 2019 al termine di un procedimento avviato nel 2013 che l'anno dopo aveva visto la Procura di Savona sequestrare i due gruppi a carbone della centrale, che oggi sono smantellati.
La pm, Elisa Milocco, aveva chiesto per quasi tutti gli imputati (ad eccezione di due, di cui uno deceduto) una pena di 3 anni e mezzo di reclusione, sostenendo che non fosse sufficiente il rispetto dei limiti di legge per le emissioni, ma che sarebbe stato necessario l'impiego da parte dell'azienda delle migliori tecnologie disponibili. Una tesi sempre respinta dalla difesa, che si appella appunto al rispetto delle prescrizioni di legge.
Al processo hanno partecipato come parti civili Ministero della Salute e dell'Ambiente, Accademia Kronos, Codacons, Cittadinanza Attiva, Adoc, Articolo 32, Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana.
Comprensibile lo sconforto tra il pubblico, composto soprattutto da ambientalisti e parenti di persone decedute, dopo la lettura della sentenza con cui il giudice Francesco Giannone del Tribunale di Savona ha assolto con formula piena tutti gli imputati dall'accusa di disastro ambientale e sanitario colposo.
"La mia testimonianza non è stata considerata perché indiretta - racconta una donna - ma mio marito non può più testimoniare, mio marito è morto. E oggi è morto un'altra volta". "Per noi oggi è una giornata molto brutta, con l'assoluzione viene a cadere l'ipotesi accusatoria. Attendiamo le motivazioni della sentenza - spiega Laura Mara, avvocato delle parti civili -. Chiaro che se ci fosse un appiglio valuteremo l'impugnazione".
"La sentenza, spiega, non esclude che ci sia mai stato inquinamento a Vado ma significa che per il giudice non si può collegare quell'inquinamento alla centrale. Bisognerà ora capire sulla base di che criterio logico e giuridico si è arrivati a questa assoluzione. Nulla è perso, la nostra lotta andrà avanti a tutela della salute, dei cittadini e del territorio colpiti dall' inquinamento, che c'è stato. E poi cercheremo le forme più opportune di tutela, se non in sede penale in sede civile dove non si ragiona sull'oltre ogni ragionevole dubbio ma sulle probabilità".
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