Ramadan, Comunità di Sant’Egidio e le comunità islamiche di Milano pregano insieme
In occasione del mese sacro del Ramadan, la Comunità di Sant’Egidio e le diverse comunità islamiche di Milano si ritroveranno insieme oggi alle 19.30 presso la chiesa di San Bernardino, in via Lanzone 13, per pregare gli uni accanto agli altri e mangiare insieme, festeggiando l’Iftar, la rottura quotidiana del digiuno. “In questo tempo difficile e violento, segnato dalla guerra, dalle morti ingiuste nel Mediterraneo e da muri anche nella città, cristiani di tutte le confessioni, musulmani sunniti e sciiti e tutti i credenti condividono la necessità della preghiera comune per la pace, in uno spirito di fraternità universale – si legge in una nota -. L’incontro è un’occasione per vivere un senso di comunione e condivisione, ribadendo l’impegno di uomini e donne delle diverse fedi per costruire città pacificate e solidali, cercando nel profondo della propria tradizione religiosa – tesa al raggiungimento della pace – quelle energie buone che possono unire genti diverse, riconciliare chi è distante, curare le ferite di società fragili e frammentate”. Dal 2007 a Milano Sant’Egidio vive questo momento di amicizia e spiritualità con molti musulmani durante il mese di Ramadan. Dice la Comunità: “Ci uniamo agli auguri che il Dicastero Vaticano per il Dialogo Interreligioso ha rivolto per l’inizio del Ramadan agli amici musulmani: uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e della guerra, e accendiamo invece la dolce candela della pace, attingendo alle risorse per la pace che sono presenti nelle nostre ricche tradizioni umane e religiose”. Parteciperanno all’iniziativa anche diversi rifugiati, giunti in Italia con il programma dei corridoi umanitari di Sant’Egidio dai campi di prigionia della Libia, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Corno d’Africa e dal campo profughi di Lesbo, o frequentanti le Scuole di lingua e cultura italiana della Comunità: “Persone di fedi diverse invitano insieme a pregare per la pace nel mondo, implementare i corridoi umanitari, a soccorrere chi attraversa il Mediterraneo e ad aprirsi all’accoglienza di quanti cercano qui un futuro migliore”
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