Sa’ar risponde alla ministra degli Esteri palestinese: 'L’Anp smetta di pagare i terroristi'

Ott 18, 2025 - 00:46
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Sa’ar risponde alla ministra degli Esteri palestinese: 'L’Anp smetta di pagare i terroristi'

Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha replicato alle parole della ministra palestinese Varsen Aghabekian Shahin, che in mattinata, rispondendo a una domanda sulla possibilità di un incontro con lui, aveva dichiarato che lo avrebbe incontrato “quando Israele mi rispetterà come persona, come Stato e come qualcuno che ha diritti”. “Non ho sentito la dichiarazione della ministra palestinese”, ha detto Sa’ar rispondendo a una domanda di “Agenzia Nova” in conferenza stampa ai Med Dialogues di Napoli, “ma le consiglierei di fare due cose molto importanti. Prima di tutto, fermare la strategia del ‘pay for slay’ (‘paga per uccidere’). L’Autorità palestinese paga stipendi a terroristi e alle loro famiglie. Ora hanno anche aggiunto pagamenti supplementari a quei terroristi che siamo stati costretti a rilasciare dalle nostre carceri in base all’accordo”. “Per essere seri – ha proseguito – l’Autorità palestinese deve smettere di incoraggiare il terrorismo”. Il ministro ha poi invitato la leadership palestinese a “fermare l’incitamento all’odio nel sistema educativo, nei libri di testo, nelle moschee e nei media”, denunciando che “stanno avvelenando la mente delle nuove generazioni”. “Credo che se si comporteranno in modo costruttivo, li vedremo in modo diverso”, ha concluso Sa’ar, aggiungendo tuttavia che “oggi parlano di riforme, ma non stanno attuando nessuna riforma, almeno non una sostanziale”. Gideon Sa’ar ha inoltre ribadito che il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza rappresentano “dimensioni essenziali” del Piano di pace promosso dal presidente statunitense Donald Trump, sottolineando che Israele è pienamente impegnato nella sua attuazione. “Voglio parlare delle dichiarazioni fatte da Hamas, secondo cui non sono pronti a disarmare”, ha detto il ministro. “Il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza sono entrambi aspetti fondamentali del Piano Trump e devono essere attuati, come il presidente Trump ha detto molto chiaramente più di una volta”. Il ministro ha spiegato che il tema “dovrà essere affrontato nel corso del processo”, ricordando che “Israele è impegnato in questo piano”. “Abbiamo già rispettato non solo il cessate il fuoco e la prima fase del ritiro secondo l’accordo – ha aggiunto – ma anche le disposizioni umanitarie previste. Tutto questo è già stato implementato da Israele, e ora ci aspettiamo l’attuazione di tutte le altre questioni pertinenti e importanti”. “Fino a quando la prima fase del Piano di pace per la Striscia di Gaza non viene implementata, non si può parlare delle fasi successive”, ha affermato il ministro israeliano. “Ci sono ancora 19 ostaggi morti da restituire, sappiamo che possono consegnarli ma non lo fanno. La domanda è: se non si implementa la prima fase del piano, come si può parlare delle fasi successive?”, ha detto Sa’ar, aggiungendo che non si potrà nemmeno parlare di “futuro governo” se Hamas non si disarmerà. “Il segreto è nell’implementazione della prima fase: questo porterà fiducia, per arrivare gradualmente alle fasi successive”, ha spiegato il ministro israeliano, evidenziando che sarà proprio la fiducia a creare “un avanzamento” dell’intero processo. “Per arrivare a una reale soluzione del conflitto in Medio Oriente, serve una soluzione regionale che includa altre parti, come per esempio la Giordania”, ha dichiarato Sa’ar. “Ad oggi non ci sono più combattimenti a Gaza, attualmente la guerra è finita, abbiamo riavuto indietro tutti gli ostaggi vivi, ma abbiamo ancora Hamas che controlla territori della Striscia”, ha osservato Sa’ar. “Siamo solo a poche ore dalla prima fase (del Piano di pace Usa) e occorre stabilizzare prima la situazione a Gaza”, ha aggiunto il ministro israeliano. Sa’ar ha affermato che un cambio di regime in Iran non era tra gli obiettivi di Israele durante la guerra dei 12 giorni del giugno scorso. Elogiando gli attacchi che hanno “smantellato” il programma nucleare e missilistico della Repubblica islamica, Sa’ar ha sottolineato che il gabinetto di sicurezza israeliano non ha mai inserito tra i suoi obiettivi il cambio del regime iraniano. Inoltre, ha aggiunto il ministro israeliano, “non è possibile cambiare un regime dall’aria (in riferimento agli attacchi aerei)”. Al massimo, ha detto Sa’ar, un potenziale cambio “potrebbe essere una volontà della popolazione iraniana”.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv