A Genova più di 2 mila studenti al Carlo Felice per ripercorrere la storia della mafia

Mar 5, 2024 - 06:24
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A Genova più di 2 mila studenti al Carlo Felice per ripercorrere la storia della mafia

Un giudice ucciso dalla mafia, la sua agenda sparita nel nulla e un gruppo di cittadini e rappresentanti delle istituzioni impegnati per fare luce sulla vicenda, anche attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei più giovani. Al Teatro Carlo Felice di Genova, più di 2.000 studenti della Città Metropolitana hanno partecipato all’appuntamento annuale organizzato dal Movimento Agende Rosse – gruppo “Falcone Borsellino” di Genova. Un’occasione importante per parlare di legalità insieme a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, fondatore e presidente del Movimento Agende Rosse; Antonino Di Matteo, sostituto Procuratore Nazionale Antimafia; Aaron Pettinari, caporedattore Antimafia2000; Roberto Centi, presidente della Commissione Antimafia della Regione Liguria; Angelo Garavaglia Fragetta, co-fondatore Movimento Agende Rosse. La discussione è stata preceduta dai saluti istituzionali dell’assessore comunale al Lavoro e Sviluppo Economico, Mario Mascia, delegato dal sindaco Marco Bucci; del presidente del Consiglio Regionale della Liguria Gianmarco Medusei; del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Alessandro Clavarino e della pro-rettrice dell’Università di Genova Nicoletta Dacrema. «Sono onorato di portare ai ragazzi presenti in sala i saluti del sindaco Marco Bucci e dell’Amministrazione comunale – ha detto l’assessore Mascia – La libertà è il bene più prezioso che abbiamo, la precondizione senza la quale chi parla di legalità e sicurezza non può essere credibile. Il giudice Rosario Livatino amava ripetere che “alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”. Una lezione portata avanti da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due grandi servitori dello Stato ma soprattutto due uomini liberi che hanno pagato a carissimo prezzo la loro libertà, lasciando a noi e alle nuove generazioni il compito di difendere e promuovere i valori di giustizia e legalità». Particolarmente applaudito l’intervento introduttivo di Salvatore Borsellino, che ha analizzato e ricostruito il contesto che portò all’uccisione del fratello, ricordando il rapporto di amicizia che lo legava al collega e amico Giovanni Falcone, vittima il 23 maggio 1992 della Strage di Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Salvatore Borsellino ha definito l’agenda del fratello “la scatola nera” dell’attentato di via D’Amelio, con la quale sarebbe finalmente possibile accertare la verità su quanto accaduto. Il 19 luglio 1992 è una data chiave della storia italiana, non solo recente. Quel giorno il giudice Paolo Borsellino rimane ucciso in un attentato mafioso a Palermo, in via d’Amelio, insieme agli agenti di polizia Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli. Nella confusione immediatamente successiva alla tragedia, l’agenda rossa del magistrato viene trafugata: qualcuno apre la portiera della macchina su cui Borsellino si trovava al momento dell’esplosione, apre la borsa del giudice e porta via l’agenda e, con essa, informazioni riservate sulle sue indagini relative alle interlocuzioni tra pezzi deviati dello Stato e Cosa Nostra. Scoprire la verità e fare giustizia è l’obiettivo del Movimento Agende Rosse, nato su impulso di Salvatore Borsellino e impegnato su tutto il territorio nazionale per non disperdere i valori di legalità incarnati da Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e tutti gli uomini e le donne dello Stato che hanno perso la vita nella lotta alla mafia e alle altre organizzazioni criminali. Il Movimento Agende Rosse, come detto, prende il nome dall’agenda rossa di Paolo Borsellino, scomparsa nei minuti immediatamente successivi all’attentato del 19 luglio 1992. Secondo gli attivisti del Movimento, la morte di Borsellino è da addebitare all’accordo di non belligeranza stabilito tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra su cui lo stesso magistrato stava indagando nel periodo antecedente alla strage di via D’Amelio. Sull’agenda Borsellino aveva annotato i contenuti dei suoi colloqui investigativi, spariti insieme al suo prezioso taccuino che è diventato il simbolo del Movimento. Fondato nel 2009, il Movimento Agende Rosse chiede risposte anche sulle omissioni delle più elementari misure di sicurezza in via D’Amelio il giorno della strage, e di sforzare la memoria dei rappresentanti delle istituzioni che incontrarono Paolo Borsellino nelle sue ultime settimane di vita e che, pertanto, conoscono elementi fondamentali per ricostruire lo scenario in cui maturò l’eccidio. Emblematico, in questo senso, l’impegno portato avanti da Salvatore Borsellino e dal Movimento Agende Rosse nelle scuole italiane, comprese ovviamente quelle della provincia di Genova che oggi hanno potuto scoprire o approfondire un tema chiave per la loro crescita civile, culturale e sociale.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv