Acqua rubinetto, i filtri non servono
È vero che le caraffe filtranti ed i filtri depurano l’acqua del rubinetto? Risponde così la rubrica Data Room del Corriere della Sera a cura di Milena Gabanelli e Andrea Priante: “La risposta la fornisce l'Istituto Superiore di Sanità : brocche e apparecchi non potabilizzano né depurano, perché l’acqua del rubinetto è già potabile e sicura. Significa che anche le sostanze pericolose (dall’arsenico al nitrato, dal cianuro al mercurio) che si possono trovare naturalmente nelle nostre falde, devono essere in percentuali talmente basse da non comportare rischi per la salute. E se nella rete per la distribuzione emergono contaminazioni, la legge impone l’immediata sospensione dell’erogazione e il rifornimento agli utenti, se necessario anche tramite cisterne. Il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque ha studiato oltre 2,5 milioni di analisi condotte sulla potabile di 18 Regioni tra il 2020 e il 2022 arrivando a certificare che nel 99,1% l’acqua potabile in Italia rispetta i parametri sanitari, e nel 98,4% è conforme agli indicatori di qualità che influiscono su sapore, odore o colore. E allora a cosa serve filtrare l’acqua? Per l’Iss gli apparecchi ‘hanno la sola finalità di modificare le caratteristiche organolettiche delle acque’. Vale a dire che ne rendono più gradevole il sapore e l’odore, oppure – se hanno in dotazione i necessari dispositivi – la raffreddano e aggiungono l’anidride carbonica per chi la preferisce frizzante. In conclusione: salvo guasti alla rete o che le tubature di casa nostra siano così obsolete e rovinate da presentare infiltrazioni o rilasciare tracce di metalli (e allora la soluzione è sostituirle), utilizzare correttamente questi apparecchi non fa né bene né male alla salute. Il vero problema sono quei produttori che vogliono farci credere che, filtrandola, avremo un’acqua con caratteristiche miracolose. E che sono stati puntualmente multati dall’Antitrust”. Si evidenzia inoltre che da anni AquaItalia, l’associazione dei produttori che aderisce ad Anima/Confindustria, si batte contro le fake che rischiano di danneggiare l’intera categoria. Leggiamo nel loro comunicato ufficiale: ‘Non esiste legame tra il trattamento dell’acqua e una funzione sanitaria’. Ha anche promosso un codice etico che vieta ai venditori di ‘ingenerare il sospetto che l’acqua dell’acquedotto sia impura o non potabile’ o ‘il timore che sia nociva per la salute’. In caso di violazione, al terzo richiamo l’azienda viene espulsa dall’associazione. Venditori e costruttori onesti fanno invece leva sul fatto che questi apparecchi fanno bene all’ambiente perché, se l’acqua di casa è più buona, meno persone acquisteranno quella in bottiglia riducendo il consumo di plastica e l’inquinamento derivato dal suo trasporto. Per questo, fino al 2023, a chi comprava un sistema per il filtraggio domestico è stato garantito un credito d’imposta di 500 euro. Puntare alla riduzione dell’uso della plastica è sacrosanto. Ma a proposito di ambiente occorre anche sapere che, a differenza di caraffe e filtri, ai sistemi a osmosi inversa servono due/tre litri d'acqua di rubinetto per ‘produrre’ un litro d’acqua filtrata. Il resto finisce nello scarico”.
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