Alaa Rafaei risponde al giudice sulle sue 'simpatie' verso l'Isis
“Dell’Isis condivido solo certe iniziative in opposizione al regime Assad” e “l’accusa di finanziamento non è assolutamente fondata in quanto si è trattato di qualche versamento per un totale di mille euro dati a una signora per mero spirito di beneficenza”. Lo ha detto Alaa Rafaei, 44 anni, nell’interrogatorio di garanzia in carcere a San Vittore dopo l'arresto del 17 ottobre con l’accusa di associazione con finalità terroristica e istigazione a delinquere.
L’uomo, nato in Egitto con cittadinanza italiana, - secondo quanto riferito dal suo avvocato Emanuele Perego - avrebbe pianto in quanto scosso e traumatizzato. “Riconosco l’Italia come il Paese in cui voglio costruire la mia vita e ne apprezzo la libertà che non avrei in Egitto - ha aggiunto Rafaei -. Se avessi voluto fare un attentato non avrei portato qui la mia famiglia”.
Le presunte minacce alla presidente del Consiglio, allora in pectore, Giorgia Meloni rientrerebbero nella “critica politica” e nella “libertà di opinione”. La difesa ha chiesto al giudice di affievolire la misura cautelare degli arresti domiciliari ritenendo mancante il presupposto dell’attualità.
Solo "messaggi di simpatia verso l'Isis per riscattare le masse disagiate in Siria e Iraq". È quanto, in sostanza, Mohamed Nosair, il 49enne egiziano arrestato a Sesto San Giovanni lo scorso 17 ottobre per associazione con finalita' terroristiche per la sua presunta adesione a Daesh.
L'uomo, difeso dall'avvocato Massimo Lanteri, ha risposto alle domande del gip di Milano Fabrizio Filice nell'interrogatorio di garanzia che si è svolto nel pomeriggio nel carcere di San Vittore. Risposte - secondo quanto riferito dal suo legale - che hanno ricalcato la versione fornita dall'amico di lunga data e altro arrestato, Alaa Refaei.
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