Alle porte un anno affollato di elezioni, presidenziali, legislative e locali nel mondo
Sta per iniziare un anno affollato di elezioni, presidenziali, legislative e locali nel mondo. Si fa già un gran parlare del voto per le europee per il rinnovo del Parlamento dal 6 al 9 giugno 2024 e delle presidenziali americane di novembre: ma prima e in mezzo ci saranno altri traguardi che potrebbero cambiare i volti di chi è al potere. Tanto da muovere già alcuni giornali come Economist che considera il “2024 il più grande anno elettorale della storia” e Guardian che ha parlato di “Super Bowl della democrazia: 40 elezioni che plasmeranno la politica globale”. Ma le andate alle urne saranno anche di più. In Europa si comincia con il mandato presidenziale finlandese di sei anni: le votazioni si terranno il 28 gennaio 2024, con eventuale ballottaggio l’11 febbraio. Il Paese dal suo recente ingresso nella Nato ha assunto un ruolo strategico molto più corposo, tanto che il presidente russo Vladimir Putin in queste ore ha parlato di un rafforzamento significativo delle sue truppe al lungo confine che divide la Russia dalla Finlandia per oltre 1300 km. In base ai sondaggi il vantaggio dell’ex premier Alexander Stubb sul secondo più popolare Pekka Haavisto, verde, gay ed ex ministro degli Esteri, è aumentato e riguarda anche il possibile secondo turno delle elezioni presidenziali. Prima della Finlandia tuttavia tocca a Taiwan, il 13 gennaio: le presidenziali e legislative sotto la lente di Usa e Cina rappresentano un nodo chiave della trasformazione politica che il mondo affronterà il prossimo anno. Osteggiato dalla Cina Lai Ching-te del Partito Democratico Progressista e candidato che certo non sorride al Dragone, è l’esponente ideale per chi vuole l’indipendenza di Taiwan. E tuttavia mercoledì, l’ufficio per gli affari cinesi di Taiwan ha denunciato Lai come un piantagrane e fautore della guerra. Febbraio è invece il mese delle elezioni parlamentari che si terranno in Bielorussia il 25, sullo sfondo della guerra in Ucraina e delle precedenti proteste che nel 2020-2021 sono state si sono scatenante contro il governo bielorusso e il presidente Alexander Lukashenko. Nell’attesa il governo di Minsk ha bandito o sciolto numerosi partiti, mentre quelli che sembrano avere speranza di ingresso sono tutti o filogovernativi o parte della cosiddetta opposizione costruttiva. Le elezioni presidenziali in Russia si terranno dal 15 al 17 marzo 2024: si potrebbe scrivere tomi su tomi sulla longevità del leader del Cremlino al potere (per ora andato oltre un ventennio). Il principale esponente dell’opposizione russa è in carcere e mentre Vladimir Putin si prepara per un’altra vittoria elettorale in Russia – che lo porterà salvo improbabili sorprese a governare sino al 2030 e in base alla Costituzione anche fino al 2036 – un apparente outsider solitario dice di voler sfidare il suo potere: Boris Nadezhdin. L’ex parlamentare si dichiara contro la guerra: la sua sconfitta rappresenterebbe l’ennesima e ulteriore legittimazione del conflitto in Ucraina agli occhi degli elettori. Un voto importante dopo la tragedia del terremoto sono le prossime elezioni locali in Turchia previste per il 31 marzo 2024: saranno eletti tutti i 30 sindaci metropolitani e 1.351 sindaci municipali distrettuali della Turchia, oltre a 1.251 consiglieri provinciali e 20.500 consiglieri comunali. E sempre locali saranno le elezioni in Gran Bretagna il 2 maggio: sul piatto anche l’elezione del sindaco di Londra, primo dell’era post Elisabetta. Grande affluenza è prevista per le elezioni europee del 2024, rispetto al 2019 – o almeno è quello che mostrano i risultati dell’ultima indagine di Eurobarometro – che chiameranno alle urne 400 milioni circa di elettori dei 27 stati membri. Tuttavia le elezioni più attese e ad alta suspense saranno altrove: le presidenziali negli Usa (5 novembre) si preannunciano combattute, almeno sino alla fine (l’ultimo voto si è dimostrato combattuto anche dopo). I due principali contendenti, Donald Trump e Joe Biden hanno già iniziato la loro tenzone a distanza. Mentre per entrambi i problemi con la giustizia (personali, per il primo, di famiglia per il secondo) complicano le vicende. Tra i Paesi più popolosi al mondo, si voterà anche in Bangladesh (7 gennaio, elezioni generali), Brasile (6 ottobre, primo turno municipali e 27 ottobre, secondo turno), India (in primavera, generali), Indonesia (14 febbraio, generali con secondo turno il 26 giugno), Messico (2 giugno, generali) e Pakistan. Si voterà anche in Uruguay, a El Salvador e in Repubblica Dominicana, e pure in Canada (in tre regioni). Oltre a 18 Paesi africani. Tra questi Algeria, Chad, Tunisia, Egitto, Ghana, Mali, Mauritania, Mauritius, Mozambico, Namibia, Ruanda, Sud Africa, Sud Sudan. E non è tutto. Insomma un calendario elettorale mondiale davvero complicato, o come ha giustamente scritto Economist: “2024 is the biggest election year in history”.
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