Australia: il premier Albanese annuncia indagine su polizia dopo l’attentato di Bondi Beach

Dic 23, 2025 - 00:30
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Australia: il premier Albanese annuncia indagine su polizia dopo l’attentato di Bondi Beach

Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato un’indagine sulla polizia e sulle agenzie di intelligence nazionali dopo l’attacco di Bondi Beach a Sydney, nel quale lo scorso 14 dicembre sono state uccise 15 persone. “L’atrocità di domenica scorsa, ispirata dall’Isis, rafforza il rapido cambiamento del contesto di sicurezza nel nostro Paese”, ha dichiarato Albanese, fischiato dalla folla al suo arrivo sulla spiaggia. “Le nostre agenzie di sicurezza devono essere nella posizione migliore per rispondere”, ha aggiunto. La sparatoria, condotta da due uomini armati che hanno aperto il fuoco durante una festa ebraica sulla nota spiaggia australiana, è stata dichiarata un attentato terroristico. La polizia ha affermato che gli aggressori sono stati ispirati dall'”ideologia dello Stato Islamico”, gruppo che non ha rivendicato la responsabilità dell’attacco ma in un messaggio su Telegram lo ha comunque definito “motivo d’orgoglio”. Gli inquirenti hanno nel frattempo fatto sapere che uno dei due attentatori, Sajid Akram, è stato per quasi un mese con il figlio Naveed nelle Filippine, dove ha visitato un negozio di armi. In seguito alla rivelazione, confermata dalla polizia di Manila, quest’ultima ha avviato una collaborazione con la squadra antiterrorismo australiana. La sparatoria, avvenuta durante una celebrazione ebraica di Hanukkay, è la più grave strage di massa nel Paese da quasi trent’anni. In reazione all’attentato della scorsa settimana, il governo australiano ha fatto sapere che introdurrà provvedimenti per contrastare i “discorsi d’odio”. Il premier Albanese ha dichiarato che l’esecutivo presenterà leggi per facilitare le incriminazioni per incitamento all’odio e alla violenza, aumentare le pene e colpire le organizzazioni i cui leader promuovono discorsi d’odio. “Gli australiani sono scioccati e arrabbiati. Anch’io sono arrabbiato”, ha detto Albanese. Nel frattempo le autorità delle Filippine hanno fatto sapere che non ci sono conferme sull’ipotesi che i sospetti autori dell’attentato del 14 dicembre a Sydney abbiano ricevuto un addestramento nel Paese del sud-est asiatico. Lo ha comunicato il Consiglio per la sicurezza nazionale (Nsc) filippino, sottolineando che le autorità filippine, in coordinamento con i partner internazionali, continuano a verificare tutte le informazioni disponibili, ma che al momento non è stata presentata alcuna prova a sostegno delle affermazioni secondo cui il Paese sarebbe stato utilizzato per l’addestramento terroristico. L’Nsc ha fatto presente che le forze di sicurezza filippine hanno notevolmente indebolito i gruppi affiliati allo Stato islamico dopo l’assedio di Marawi del 2017 e che il contesto della sicurezza interna è migliorato: “Sia le Nazioni Unite che le valutazioni del governo degli Stati Uniti indicano che questi gruppi operano ora in modo frammentato e ridotto. La violenza a Mindanao è in gran parte causata da conflitti storici e dispute tra clan locali, piuttosto che dalla capacità operativa delle organizzazioni affiliate all’Isis”, ha affermato il Consiglio. L’Ufficio dell’immigrazione delle Filippine aveva reso noto che Sajid Akram e Naveed Akram, padre e figlio, avevano visitato il Paese il mese scorso viaggiando con passaporti indiani. Secondo le autorità di Manila, i due uomini erano arrivati insieme dall’Australia il primo novembre, indicando Davao come destinazione finale, e avevano lasciato il Paese il 28 novembre. Successivamente la polizia dello Stato indiano del Telangana ha confermato che Sajid Akram era originario di Hyderabad, città indiana da dove era emigrato in Australia 27 anni fa, mantenendo da allora “contatti limitati” con la sua famiglia di origine. L’uomo, 50 anni, insieme a Naveed, 24 anni, nato in Australia, ha aperto il fuoco contro i partecipanti a una cerimonia per la festività ebraica di Hanukkah a Bondi Beach ed è stato poi ucciso in uno scontro con la polizia, mentre il figlio è ricoverato in gravi condizioni. Secondo i media australiani, la polizia federale australiana sta verificando se durante quel viaggio Sajid Akram e suo figlio, che era già noto all’intelligence australiana, abbiano avuto contatti con ambienti estremisti. Gli investigatori stanno inoltre esaminando possibili legami ideologici con lo Stato islamico dopo il ritrovamento, nell’auto dei sospetti, di una bandiera riconducibile al gruppo e di ordigni improvvisati. Lo Stato islamico dell’Asia orientale (Isea), ramo regionale dell’Isis, è inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dal governo australiano dal 2017. Documenti citati dal quotidiano “Sydney Morning Herald” indicano che, pur non esistendo legami noti tra l’Isea e l’Australia, in passato cittadini australiani hanno avuto collegamenti con gruppi terroristici attivi nelle Filippine.

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Redazione Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore di Radiocom.tv