Fascismo a Palermo, una storia di ceti dirigenti

Mar 28, 2025 - 04:59
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Fascismo a Palermo, una storia di ceti dirigenti

"MATTEO DI FIGLIA: FASCISTI A PALERMO (ISTITUTO POLIGRAFICO EUROPEO, 140 PAGINE, 14 EURO) Il fascismo a Palermo non si affermò con lo squadrismo, anche se non mancarono gli atti di violenza in tutto il circondario. La "rivoluzione" in camicia nera si presentò come un processo di formazione e di reclutamento di ceti dirigenti, amministratori, politici spesso di professione. I meccanismi di selezione vengono ricostruiti da Matteo Di Figlia, storico dell'università di Palermo, nel libro "Fascisti a Palermo" edito dall'Istituto poligrafico europeo. Nel fascismo e nel regime si ritrovano tanti esponenti siciliani di primissimo piano. Il caso più importante è quello del filosofo Giovanni Gentile, ideologo del regime, ma di forte rilevanza fu anche quello di Telesio Interlandi che, oltre a essere il promotore e direttore del "Tevere" tra i più importanti giornali del tempo, diresse "La difesa della razza", la testata nella quale trovò stimolo e ispirazione il pensiero razzista. L'oculista Alfredo Cucco rappresentò un'altra figura di "uomo nuovo" del fascismo siciliano (fu componente del direttorio) ma fu espulso dal partito dopo un'indagine su una discussa gestione di fondi. Tornò ad avere incarichi dal 1943 prima nella Repubblica di Salò e poi come deputato del Msi nel parlamento repubblicano. La presenza dei siciliani nel sistema di potere fascista si concentrò nella prima fase del regime. Cominciò a ridursi a partire dal 1935, quando Antonio Albertini lasciò l'incarico di sottosegretario al ministero di grazia e giustizia, Ruggero Romano quello al ministero delle Comunicazioni e Guido Jung la guida del ministero delle Finanze. Il confronto con la mafia fu uno dei punti cardine dell'azione del fascismo in Sicilia. Dopo l'operazione condotta dal prefetto di ferro Cesare Mori, i vertici del partito, i questori e i prefetti interagirono con i gruppi mafiosi ora per tenerli lontano dai gangli del potere locale ora cooptandoli come parte di un notabilato del quale si cercava l'appoggio.

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Giò Barbera Giornalista iscritto all’elenco dei “Professionisti” dal 2003. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria dal 1991 come pubblicista fino al 2003 quando ha superato l’esame a Roma per passare ai professionisti. Il suo primo pezzo, da album dei ricordi, l’aveva scritto sul ‘Corriere Mercantile’ (con l’edizione La Gazzetta del Lunedì) nel novembre del 1988. Fondato nel 1824, fu una delle più longeve testate italiane essendo rimasto in attività fino al luglio del 2015. Ha collaborato per 16 anni con l’agenzia Ansa, ma anche con Agi, Adnkronos, è stato corrispondente della Voce della Russia di Radio Mosca, quindi ha lavorato con La Repubblica, La Padania, Il Giornale, Il Secolo XIX, La Prealpina, La Stampa e per diverse emittenti radiofoniche come Radio Riviera 3, Radio Liguria International, Radio Babboleo, Lattemiele, Onda Ligure. E' direttore del portale areamediapress.com e di Radiocom.tv