Gaza, Trump: Vicino l’accordo per un cessate il fuoco, potrebbe arrivare la prossima settimana
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza è “vicino”, e potrebbe arrivare “entro la prossima settimana”. Lo ha detto parlando ai giornalisti nello Studio Ovale, durante un evento organizzato per celebrare la firma dell’accordo di pace tra la Repubblica democratica del Congo e il Ruanda. “Siamo in contatto con le parti coinvolte, e credo che entro la prossima settimana avremo un cessate il fuoco”, ha affermato. Il presidente degli Stati Uniti ha anche dichiarato che “potrebbe” inviare i sistemi per la difesa missilistica Patriot all’Ucraina, evitando però di confermare una sua eventuale decisione. Al presidente Usa è stato chiesto se abbia preso una decisione in merito alla possibilità di inviare i sistemi a Kiev. “Potrei”, ha detto Trump. La Corte suprema degli Stati Uniti ha autorizzato l’entrata in vigore dell’ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump contro lo ius soli in tutti i 28 Stati che non hanno contestato la misura in tribunale, mentre proseguono i ricorsi presentati altrove sulla base della presunta incostituzionalità del provvedimento. La decisione, passata con sei voti favorevoli e tre contrari, stabilisce che l’ordine esecutivo non entrerà in vigore prima di 30 giorni, il che lascia spazio a possibili nuovi ricorsi e class action contro il provvedimento. I giudici non hanno affrontato la questione legata al rispetto della Costituzione da parte dell’ordine esecutivo di Trump, aprendo alla possibilità di prendere una decisione a riguardo a un secondo momento. La sentenza pubblicata oggi consente quindi all’ordine esecutivo firmato da Trump, che annulla l’acquisizione automatica della cittadinanza Usa per i bambini nati nel territorio nazionale da turisti o immigrati irregolari, di entrare in vigore in tutti i 28 Stati che non hanno presentato un ricorso. In aggiunta, la decisione della Corte sembra inoltre capovolgere la possibilità per singoli giudici federali di bloccare misure e provvedimenti in tutto il Paese, uno strumento che negli anni è stato usato spesso per rallentare o sospendere le politiche delle amministrazioni presidenziali. Diversi giudici della Corte hanno nel tempo criticato le cosiddette “ingiunzioni nazionali”, affermando che consentire a un singolo giudice di bloccare un provvedimento in tutto il Paese promuove tentativi di aggirare il processo politico. Il caso è partito dall’ordine esecutivo firmato da Trump il 20 gennaio scorso, il primo giorno della sua seconda amministrazione, contro il principio dello ius soli che da oltre 150 anni è sancito dalla Costituzione. L’annuncio ha portato in poco tempo a cause legali contro la misura da parte di 22 Stati guidati dai democratici, oltre a organizzazioni per i diritti degli immigrati. Una prima sentenza per bloccare la misura è arrivata pochi giorni dopo da un giudice di Seattle, il quale ha definito il provvedimento incostituzionale, seguita da decisioni analoghe da parte di giudici in Maryland e in Massachusetts. Il 13 marzo, l’amministrazione Trump ha presentato una mozione di emergenza, chiedendo ai giudici di decidere se le ingiunzioni nazionali siano effettivamente legali. Trump ha scritto sulla piattaforma Truth Social che la sentenza rappresenta “un duro colpo, anche se indiretto, alla bufala del diritto alla cittadinanza per nascita” e, come affermato dal presidente in una conferenza tenuta alla Casa Bianca, una “vittoria monumentale per la Costituzione, per la separazione dei poteri e per lo stato di diritto”. Il presidente Usa ha affermato che “si tratta di una decisione fantastica: la Corte ha stroncato l’utilizzo eccessivo di ingiunzioni nazionali che interferiscono con il funzionamento dell’esecutivo”. I giudici “radicali di sinistra” hanno sfruttato lo strumento delle ingiunzioni nazionali per “bloccare i poteri del presidente: si tratta di un abuso di potere colossale”, ha detto Trump. “Finora, un solo giudice federale in disaccordo con un provvedimento dell’amministrazione è stato in grado di bloccare per anni una decisione del governo in tutto il Paese: vogliono dettare la legge per tutti, ed è una minaccia per la democrazia”, ha affermato il presidente Usa. Il principio dello ius soli, che consente a chiunque nasca nel territorio statunitense di acquisire automaticamente la cittadinanza Usa, è stato inserito nella Costituzione “per i figli degli schiavi, e non per chi vuole truffare il nostro sistema venendo qui in vacanza”, secondo Trump. “Centinaia di migliaia di persone vengono nel nostro Paese sulla base di questo principio, che non è stato pensato per questo motivo”. I cartelli della droga e le organizzazioni criminali hanno “sfruttato” il principio dello ius soli per “fare entrare persone molto cattive” negli Stati Unti, ha aggiunto Trump.
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