Giappone: frustrazione del governo per il silenzio degli Usa sulla disputa con la Cina
Il governo giapponese ha sollecitato l’amministrazione statunitense a esprimere un sostegno più esplicito alla premier Sanae Takaichi, dopo le dure reazioni della Cina alle sue dichiarazioni su Taiwan. Lo riferisce il quotidiano britannico “Financial Times”, citando fonti statunitensi e giapponesi secondo cui Tokyo è frustrata per il limitato appoggio pubblico ricevuto finora da Washington. Takaichi aveva affermato che un eventuale attacco cinese a Taiwan costituirebbe una “minaccia esistenziale” per il Giappone, tale da giustificare il dispiegamento delle Forze di autodifesa. Pechino ha reagito attaccando verbalmente la premier, prospettando ritorsioni economiche e avvertendo i cittadini cinesi di evitare di recarsi in Giappone. Tokyo ha inoltre denunciato un episodio potenzialmente pericoloso quando dei caccia cinesi hanno puntato i radar di tiro contro velivoli giapponesi a sud-est di Okinawa. Secondo il quotidiano, l’ambasciatore giapponese a Washington Shigeo Yamada ha chiesto a funzionari statunitensi di aumentare il sostegno pubblico al governo di Tokyo. Al momento, le dichiarazioni statunitensi più nette sono arrivate dall’ambasciatore a Tokyo George Glass, che ha assicurato che Trump e la sua amministrazione “sono al fianco” di Takaichi. Tuttavia, dalla Casa Bianca e dal dipartimento di Stato non sono giunti altri interventi significativi.
La cautela statunitense sarebbe legata al tentativo dell’amministrazione Trump di non compromettere l’accordo commerciale raggiunto con il presidente cinese Xi Jinping lo scorso ottobre. Alcuni ex funzionari citati dal quotidiano ritengono tuttavia che Washington avrebbe dovuto accogliere come un passo storico l’impegno dichiarato da Takaichi a sostenere gli Stati Uniti in caso di crisi su Taiwan. Secondo il “Financial Times”, funzionari giapponesi temono che l’assenza di un sostegno più visibile possa incoraggiare ulteriori pressioni cinesi. Al contrario, esperti di sicurezza a Washington giudicano la posizione di Pechino come un tentativo “cinico” di intimidire la premier e indebolire l’alleanza Usa-Giappone. La Casa Bianca si è limitata a richiamare il rapporto “ottimo” tra Trump e Takaichi, mentre il dipartimento di Stato ha ricordato un messaggio di sostegno pubblicato su X da un portavoce. Nessuna delle due istituzioni ha condannato pubblicamente gli attacchi verbali cinesi, inclusi i commenti del console generale cinese a Osaka poi rimossi dai social. Interpellata dal “Financial Times”, l’ambasciata giapponese a Washington si è rifiutata di fornire un commento.
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